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L’Iran e il missile Soleimani che ha bucato i sistemi di difesa di Israele e sventrato palazzi

Quando gli ayatollah lo svelarono al pubblico lanciarono anche un avvertimento: "Il Soleimani può colpire anche le basi americane in Medio Oriente"
L’Iran e il missile Soleimani che ha bucato i sistemi di difesa di Israele e sventrato palazzi
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Qualcosa è cambiato nel conflitto tra Iran e Israele. I palazzi sventrati di Tel Aviv o Bat Yam, visti nelle immagini delle ultime ore, non erano scontati. In questi ultimi anni la protezione della contraerea israeliana aveva quasi sempre risparmiato le principali città dello Stato ebraico della minacce dell’Asse della Resistenza. Distruzione resa possibile da un missile balistico di nuova generazione che l’Iran ha presentato poco più di un mese fa: il Soleimani, chiamato così in onore del generale Qassem Soleimani, alla guida delle forze Quds e ucciso nel gennaio 2020 da un drone statunitense per ordine proprio di Donald Trump.

Il missile balistico fu inizialmente presentato nell’agosto del 2020. Si trattava della prima versione, prima dell’aggiornamento completato poi lo scorso maggio. Si tratta di un missile balistico a medio raggio con un sistema a due stadi alimentato a combustibile solido. I funzionari iraniani affermarono a quel tempo che il Qassem Soleimani ha una gittata di circa 1.200 chilometri, presenta una maggiore resistenza alla guida e alle contromisure ed è dotato di un sistema di navigazione avanzato che gli consente di colpire con precisione i bersagli e di contrastare la guerra elettronica. Quando gli ayatollah lo svelarono al pubblico lanciarono anche un avvertimento: “Il Soleimani può colpire anche le basi americane in Medio Oriente”.

Distinguere la propaganda dai fatti concreti in una guerra è sempre difficile. Se il conflitto è tra due potenze militari e religiose come Israele e Iran, forse è impossibile. Sta di fatto che, rispetto ai precedenti attacchi lanciati dall’Iran in risposta ad Israele questa volta i missili di Teheran – in una percentuale comunque bassa rispetto a quelli utilizzati – sono riusciti a bucare i quattro sistemi di difesa aerea utilizzati dall’Idf. Israele infatti non conta solo sull’Iron Dome, che sebbene sia la sua contraerea più famosa è adeguata a parare missili e droni a corto raggio. Altri tre livelli di difesa hanno protetto finora Tel Aviv, Gerusalemme e le principali città israeliane.

Il primo, il David’s Sling (la fionda di David), intercetta i missili a lungo raggio. Il secondo, il sistema Arrow, intercetta i missili balistici a lungo raggio. Il terzo, il Thaad, è il sistema più avanzato. I missili Thaad sono progettati per funzionare in modo simile alla Fionda di David, intercettando i missili nemici nel loro ultimo stadio di volo, a una distanza di 125-200 chilometri. Il sistema può intercettare missili nemici all’interno e all’esterno dell’atmosfera terrestre. I missili Thaad sono di fabbricazione americana e furono consegnati a Israele dopo il massacro del 7 ottobre del 2023. Le forze armate statunitensi utilizzano il Thaad dal 2015 e gli Stati Uniti hanno venduto il sistema sia all’Arabia Saudita che agli Emirati Arabi Uniti. Di fronte al missile Soleimani, tuttavia anche il sistema Thaad ha ceduto. Per Israele si tratta di un indubbio campanello d’allarme. I canali social della propaganda del regime iraniana non hanno perso tempo a celebrare l’efficacia del nuovo missile. Non è noto, però, quanti siano i Soleimani a disposizione degli ayatollah e il loro parco utilizzo potrebbe suggerire che il numero sia limitato.

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