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“Tornava a casa dalle figlie dopo aver disperso le ceneri della moglie morta una settimana prima”: la storia di Arjun Patolia, tra le vittime del disastro del volo Air India

Arjun Patolia aveva appena disperso le ceneri della moglie morta una settimana prima. Era tra le 241 vittime del volo Air India precipitato vicino Ahmedabad

di F. Q.
“Tornava a casa dalle figlie dopo aver disperso le ceneri della moglie morta una settimana prima”: la storia di Arjun Patolia, tra le vittime del disastro del volo Air India

Una palla di fuoco, un boato e poi il silenzio irreale della devastazione. Un aereo dell’Air India, l’AI-171, decollato ieri, giovedì 12 giugno, alle 13:39 ora locale dall’aeroporto di Ahmedabad, nell’India occidentale, e diretto a Londra Gatwick, è precipitato pochi istanti dopo il decollo, schiantandosi in un’area residenziale. La tragedia ha causato la morte di 241 delle 242 persone a bordo. Una strage da cui è emerso un solo, miracoloso sopravvissuto, Vishwash Kumar Ramesh. Ma se la storia di Vishwash ha del miracoloso, quelle delle altre 241 persone a bordo sono storie di vite spezzate. Tra queste, sta facendo il giro del mondo quella di Arjun Patolia, un padre di due bambine di 8 e 4 anni che lo attendevano a Londra. Arjun si trovava in India, nella vicina Amreli, per una missione straziante: spargere le ceneri della moglie Bharatiben, morta a Londra appena sette giorni prima, in un fiume locale, come da suo ultimo desiderio. Compiuta quella promessa d’amore, si era imbarcato sul volo AI171 per tornare a casa dalle figlie. Non arriverà mai.

C’è poi la storia di Akeel Nanawaba, 36 anni, sua moglie Hannaa Vorajee, 30 anni, e la loro figlia di quattro anni, Sara: stavano tornando a casa dopo cinque giorni di celebrazioni familiari in India. Un’altra coppia che ha perso la vita è quella formata da Fiongal e Jamie Greenlaw-Meek, gestori di un centro di benessere spirituale. Di loro resta uno struggente, ultimo video pubblicato poco prima dell’imbarco. Sorridenti, dicono: “Siamo in aeroporto, stiamo per imbarcarci. Arrivederci India. Torniamo felicemente, felicemente, felicemente calmi“. Parole che, alla luce della tragedia, suonano come un funesto presagio.

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