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“Diceva di esser povera e così le ho sempre pagato tutto, l’ho anche messa nel testamento. Ora scopro che da 10 anni ha una rendita segreta”: la rabbia in una lettera al New York Times

Una donna racconta la dolorosa scoperta: l'amica del cuore, che lei credeva in difficoltà economiche, le ha taciuto per un decennio di possedere un immobile in affitto. La psicoterapeuta Gottlieb le risponde: "Non è amore, ma controllo"

di F. Q.
“Diceva di esser povera e così le ho sempre pagato tutto, l’ho anche messa nel testamento. Ora scopro che da 10 anni ha una rendita segreta”: la rabbia in una lettera al New York Times

Può un segreto tenuto nascosto per dieci anni incrinare un’amicizia che dura da cinquanta? E come si può continuare a fidarsi di una persona cara che non solo ha taciuto una verità fondamentale, ma non riconosce il dolore che la sua omissione ha causato? È il dilemma angosciante al centro di una lettera inviata da una lettrice di 68 anni alla celebre rubrica di consigli della psicoterapeuta Lori Gottlieb sul New York Times, una storia che ha acceso un dibattito sulla fiducia, la manipolazione e l’onestà nei legami più profondi.

“Siamo amiche dai tempi del liceo. Abbiamo 68 anni e ci sentiamo tutti i giorni. Per me era come una sorella”, esordisce così la lettrice nel suo racconto. Negli ultimi 15 anni, il loro legame si era fatto ancora più stretto. Credendo che l’amica fosse “sempre stata meno fortunata finanziariamente”, la lettrice è stata costantemente generosa: “Le ho pagato cene, viaggi, l’ho inclusa nel mio testamento per assicurarmi che fosse protetta nella sua vecchiaia”. Poi, la doccia fredda. “Recentemente, mi ha confessato di possedere un immobile in affitto che le è stato lasciato in eredità 10 anni fa da un ex compagno defunto, cosa che non mi aveva mai detto. Riceve un reddito da questo affitto che deposita in banca e non spende”.

La giustificazione dell’amica? “Dice di non avermelo mai detto per paura che mi arrabbiassi o fossi gelosa“. E insiste che si tratta di una “questione personale” che non aveva bisogno di rivelare. Ma per la lettrice, il colpo più duro è un altro: “Tutti i nostri amici in comune sapevano di questo immobile. Tutti tranne me“. Il sentimento è di profonda amarezza: “Sono sollevata che sia più stabile finanziariamente di quanto pensassi. Tuttavia, mi sento sfruttata e manipolata. Il mio risentimento non riguarda i soldi. Riguarda la sincerità che gli amici si devono a vicenda”. Il problema, ora, è che l’amica “pensa di non aver fatto nulla di male” e non riesce a offrire delle scuse che includano un’ammissione di responsabilità. La risposta di Lori Gottlieb è lucida e diretta. “La domanda che ti stai ponendo è: come faccio a restare vicina a qualcuno che ha tradito la mia fiducia e non lo vede come un tradimento? Ti senti manipolata perché lo sei stata”, afferma la psicoterapeuta. “La fiducia si erode rapidamente quando una persona nasconde informazioni fondamentali e poi si rifiuta di assumersi la responsabilità del dolore che ciò provoca”.

Gottlieb smonta la difesa dell’amica: “Dice di non pensare che ci sia stata una violazione, ma come può essere vero se ammette di aver nascosto intenzionalmente l’informazione, pensando che ti avrebbe resa ‘arrabbiata e gelosa’? La sua paura della tua rabbia significa che sapeva di star facendo qualcosa di sbagliato. Dopotutto, se non era un problema, perché tutti gli altri amici lo sapevano, tranne te, la sua amica più stretta?”. La terapeuta sottolinea un punto cruciale: “Il tuo denaro poteva essere un regalo, ma la fiducia non è un regalo. Si guadagna e si mantiene con onestà, umiltà e cura. Quando qualcuno viola una relazione in questo modo e poi minimizza il nostro sentimento di tradimento, non perdiamo solo la fiducia in quella persona; iniziamo a perdere il nostro senso di sicurezza emotiva nella relazione”.

La soluzione proposta non è semplice. Gottlieb suggerisce alla lettrice di avvicinarsi all’amica non con un’accusa, ma esprimendo il proprio dolore: spiegandole in modo sentito quanto questa omissione abbia profondamente intaccato il suo senso di vicinanza e sicurezza in un’amicizia così lunga e preziosa. Se l’amica riuscirà ad ascoltare senza mettersi sulla difensiva e a dire qualcosa come “Capisco perché questo ti ha ferito, e vorrei aver gestito meglio la cosa”, allora, secondo Gottlieb, si potrà iniziare a ricostruire la vicinanza. “Tuttavia, se non è capace di farlo, la vostra relazione può comunque continuare, se lo desideri, […] ma sarà un’amicizia diversa: non così intima e non così fiduciosa”. Sarà necessario, conclude l’esperta, elaborare il lutto per la perdita della fiducia che si credeva di condividere, e trovare un nuovo equilibrio tra auto-protezione e la frequentazione di un’amica che, nonostante tutto, ha fatto parte della propria vita per mezzo secolo.

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