Questo referendum affosserà il Campo giusto o il Campo largo?

di Giovanni Ceriani
Anticipando già quello che sarà il dibattito post voto, faccio notare che se il tasso di partecipazione in generale (i famosi 12 milioni di voti) varrà per misurare il rapporto di forze tra maggioranza e opposizione (ovvero come possibile avviso di sfratto nei confronti del governo), a sua volta lo spread interno ai vari quesiti, ossia il differenziale tra i 4 quesiti sul Lavoro e quello sulla Cittadinanza, determinerà i rapporti di forza interni alle opposizioni: cioè tra quelli del Campo giusto (sinistra sociale: progressismo indipendente e costituzionale) e quelli del Campo largo (“sinistra” neoliberista: renzismo-riformismo).
E visto che sul primo punto ci siamo già spesi (ed è tema già sdoganato e digerito), ritorno al secondo, su cui al contrario vige un ferreo silenzio, ovviamente ad uso e consumo delle polemiche e strumentalizzazioni post voto.
E lo farò esplicitando un punto che voglio sia chiaro fin da subito: non solo è giusto votare ai 5 quesiti, ma chi vota solo a quello sulla cittadinanza, al di là dei “buoni sentimenti” che lo muove, compie un ben preciso atto di fede politica: cioè vota esplicitamente, inequivocabilmente e militantemente contro il progetto di Campo giusto e quindi a favore del cosiddetto Campo largo, a guida centrista, cappello riformista e filosofia neo-renziana.
Se un alto tasso di partecipazione sarebbe stato pertanto un avviso di sfratto nei confronti di Meloni, uno spread alto di voto in favore del referendum Cittadinanza (rispetto a quelli sul Lavoro) varrà come avviso di sfratto nei confronti non solo del Campo giusto ma anche della stesa Schlein, quale ultima garante (o presunta tale) dentro al Pd di quella possibilità.
Uno spread che sarà giocato come pre-congresso piddino per decretare il definitivo divorzio tra diritti sociali e diritti civili che quel riformismo neoliberista ha sempre portato avanti e che anche un domani vorrà poterlo fare, liberato dalla zavorra 5stelle e dei (a loro dire) “massimalisti populisti” ancora presenti dentro il Pd.
Insomma, quella che sarà la differenza di voto tra i 4 referendum sul Lavoro e quello sulla Cittadinanza spiegherà e determinerà il rapporto di forze tra Campo giusto e Campo largo e, andando più a fondo, tra due modelli di cittadinanza: quella solo formale (cioè neoliberista, funzionale al mercato e dipendente dal mercato) e quella sostanziale (cioè costituzionale, quale variabile indipendente dal mercato).
Di fatto chi vota solo per il quesito sulla cittadinanza, in realtà compie una doppia scelta: ossia anche non votare per gli altri quesiti sul Lavoro e quindi per il nucleo politico e di dignità lì espresso. In questo loro non-voto (o voto contrario) pertanto si riempie di contenuto politico il quesito sulla cittadinanza. Il generico voto sulla cittadinanza si riempie improvvisamente di contenuto politico: trattasi infatti di cittadinanza formale cioè neoliberista.
E per questo anche un voto contro il progetto di Campo giusto, ossia quello definito dalla critica radicale non solo di questo quarantennio neoliberista ma pure del collateralismo del centrosinistra e del progressismo neoliberista a tale modello.
Prepariamoci al dunque, allora, ben sapendo che se ci sarà uno scarto minino tra i quesiti vorrà dire che il popolo dell’alternativa è pronto per il Campo giusto come unica (e vera) alternativa di governo. Se al contrario lo scarto sarà ampio, ripartiranno le solite manovre di sabotaggio interno e di resurrezione del neocentrismo, proponendo il campo largo come unica (ma falsa!) alternativa di governo.
Un messaggio di sfratto anche a Schlein, dunque. Ed in ogni caso a quel polo progressista che in questi giorni sulla Palestina ha FINALMENTE dato prova di un riposizionamento ben forte, determinata. A qualcuno questo posizionamento, questo Campo giusto, dà fastidio e quindi ogni occasione sarà buona per azzopparlo. E’ il solito Conticidio permanente, oggi (domani) rilanciato in salsa referendaria?
Lo vedremo presto…