Credeva fosse un segno del destino, invece era un errore dello Stato. Verónica Acosta, una donna di Villa Mercedes, provincia di San Luis, in Argentina, ha ricevuto per sbaglio un bonifico da oltre 500 milioni di pesos (circa 400mila euro). Invece degli 8.000 pesos dell’assegno mensile del suo ex marito, si è trovata improvvisamente milionaria. Li ha spesi quasi tutti nel giro di poche ore, dividendoli con amici e parenti, acquistando elettrodomestici, un’auto e oggetti di prima necessità. Ora, però, è indagata per frode, insieme ad altri cinque familiari. “Ho pensato che fosse un dono di Dio”, ha dichiarato ai microfoni di FM Latina.
È successo il 6 maggio scorso. Il bonifico è partito per errore dal governo provinciale, che avrebbe dovuto accreditare lo stipendio di un dipendente. Al posto di un semplice pagamento, però, sono stati trasferiti oltre 500 milioni di pesos direttamente sul conto della Acosta. Il tesoriere dell’amministrazione si è accorto dell’anomalia troppo tardi: nel frattempo erano già partiti 66 bonifici, diretti a parenti e conoscenti. “Sono andata a fare la spesa e ho aiutato la mia famiglia con i trasferimenti”, ha detto Acosta. Tra gli acquisti, anche piastrelle, un frigorifero, due TV, un microonde, una friggitrice e perfino un sedile del water: “Hanno mandato l’assistente sociale a vedere la mia casa, perché non ho niente di tutto ciò”.
Il governo di San Luis è riuscito a congelare i conti e a recuperare oltre il 90% dell’importo. Il resto sarebbe stato bloccato in conti digitali o restituito volontariamente. Nonostante ciò, il tribunale ha disposto il sequestro di beni e l’apertura di un’indagine a carico di Acosta e altri cinque “complici”, tutti parenti: Nicolás Gil, Margarita Quiroga, Marina Gil, Cintia Gil e Milagros Gil. L’accusa è di frode aggravata e appropriazione indebita. Il giudice Antonela Panero ha fissato una cauzione da 30 milioni di pesos a testa: dovranno pagarla entro tre giorni per evitare il carcere.
La difesa non ci sta. L’avvocato Hernán Echevarría ha dichiarato ai media locali: “Non sono criminali, sono persone umili, senza precedenti penali, che non hanno mai agito in malafede. Questa non è una rete di truffatori. È stato un errore dello Stato, che ora sta cercando di incolpare queste sei persone come se fossero criminali”. Acosta, dal canto suo, insiste sulla buona fede: “Li ho usati per necessità urgenti. Pensavo che fossero 500 mila pesos. Solo dopo ho capito che si trattava di milioni”.