Napoli campione d’Italia e… di inciviltà. Ma questa sfilata si doveva fare proprio di lunedì?

Ore 15: la città si blocca, si spacca in due, si paralizza. I calciatori come semidei vengono dal mare, salgono sull’autobus scoperto e si concedono al popolino. Comincia la parata di stelline.
C’era già stata la festa dello scudetto numero 4 meritato, ma non meritatissimo, altrimenti non saremmo rimasti con il fiato sospeso fino all’ultimo respiro. Squadra che vince non si cambia. Invece subito fuori l’allenatore superstar Antonio Conte, che se ne ritorna alla Juventus. Il Napoli che del suo vivaio di calciatori made in Naples non ha messo in campo nessuno. L’unico verace, Pasqualino Mazzocchi, ha giocato solo last minute in sostituzione. Per il resto la squadra è tutto un melting pot di provenienze, nazionalità e interessi. Di italiani abbiamo solo Buongiorno torinese e Raspadori bolognese. Dov’è il carattere identitario del Napoli se sono tutti stranieri? E’ come se sindaco e assessori venissero da fuori. Forse sarebbe meglio. Follia pura.
Il Bis della festa scudetto di lunedì, in piena giornata lavorativa. Non sono contraria alla condivisione di Grande Gioia con il pubblico di tifosi. Ma logisticamente è tutto sbagliato. Non si poteva aspettare il prossimo weekend? O come due anni fa la sfilata del carrozzone Napoli non farla del tutto? Tanto da domani i giocatori sono tutti in vendita. I vu cumprà del calciomercato sono già al lavoro.
Mentre scrivo, sento cori strombazzanti ovunque. Di lunedì la gente lavora e le mamme accompagnano i figli a scuola. Invece le scuole per decreto comunale erano chiuse, quelle della zona transennata. Cioè mezza città. Praticamente tutta… Saranno felici gli alunni da Fuorigrotta a Scampia, dalla periferia est a quella ovest, loro a scuola ci sono dovuti andare. Ma hanno già chiesto ai genitori di comprargli un attico con vista alla Riviera di Chiaia per l’anno prossimo. Se po’ fa.
Ma se l’Inter avesse vinto lo scudetto, gli avrebbero lasciato sparare i fuochi d’artificio dalle guglie del Duomo? A noi piace l’eccesso. Uno spettacolo pirotecnico da Grande Bellezza mai visto neanche a Capodanno da ogni angolo di Piazza Plebiscito, compreso dal porticato della Basilica Regia che chiamano appunto il mini Vaticano. Ogni botto è un colpo di grazia al magnifico colonnato già pieno di crepe. Mentre l’altra metà è il pisciatoio pubblico dei senzatetto. Napoli è questa: Tutto o Niente.


Foto di Annalisa Piromallo
La sfilata della squadra a passo d’uomo sul lungomare si poteva fare in tardo pomeriggio, ma il Comune, malgrado sia ricco di tasse di soggiorno (appena aumentate a 4.50 ma con offerta di servizi risicati) non vuole più pagare straordinari per servizio d’ordine e vigilanza. E De Laurentiis a pagare di tasca sua non ci pensa proprio.
Intanto si cambia musica. E il Festival Barocco mette in campo Mario Merola come omaggio alla vittoria degli azzurri (nulla a che vedere con lo “zappatore” neomelodico). Pianista eccellente, diplomato al Conservatorio di San Pietro a Maiella, è anche un fisico e ricercatore delle particelle elementari per il Cern di Ginevra. Dopo tanti inni schiamazzanti a Maradona, l’unico che continua a vincere anche da morto, ci poteva stare un “Inno alla Gioia” in piazza Plebiscito, visto che palco e casse c’erano già. E sono 2500 anni di Napoli dalla sua fondazione e Laura Valente, direttore artistico di Napoli Fringe Festival, mette in gioco i suoi talenti migliori.
Non si vive di solo calci a un pallone.
Januaria Piromallo è autrice di “Napoli, ti Odio!… Sveglia, ci prendono per il culo” (Guida editori). Illustrazioni di Kamalei von Meister