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Procreazione assistita, l’esperta: “Sentenza dolce-amara. Il diritto alla genitorialità sia garantito a tutti”

Maria Giuseppina Picconeri: "Il mondo sta cambiando e la legge ha il dovere di tutelare tutti, i bambini in primis, ma nello stesso tempo i genitori eterosessuali, dello stesso sesso o anche single, riconoscendo il loro ruolo in Italia"
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Se da un lato la Corte Costituzionale si dimostra più lungimirante e aderente alla realtà rispetto ai nostri politici consentendo alle ‘mamme arcobaleno’ di riconoscere i figli, dall’altro si rivela ‘discriminatoria’ continuando a impedire ai single di adottare bambini in Italia e di accedere alle procedure di procreazione medicalmente assistita”. Per Maria Giuseppina Picconeri, membro del consiglio direttivo della Società Italiana di Riproduzione Umana, quella di oggi è una “vittoria a metà”, di cui si discuterà ampiamente anche in occasione del Congresso Regionale della SIRU Lazio, che si apre venerdì 23 maggio a Roma.

Le sentenze della Consulta le hanno lasciato un sapore dolce-amaro?
“Sì, proprio così. Ma queste decisioni, a mio avviso contrastanti, sono la riprova della necessità di una legge chiara, uniforme e che tenga conto della realtà in cui viviamo. Assurdo delegare questo compito ai giudici. Il mondo sta cambiando e la legge ha il dovere di tutelare tutti, i bambini in primis, ma nello stesso tempo i genitori eterosessuali, dello stesso sesso o anche single, riconoscendo il loro ruolo in Italia. Le tecniche di procreazione medicalmente assistita sono una possibilità per tutti, nessuno escluso”.

Su questo fronte c’è molto da fare?
“Si dobbiamo lavorare tanto. Dal punto di vista legislativo inizia a muoversi qualcosa. Pochi giorni fa è stata presentata alla Camera la proposta di legge a prima firma di Marco Furfaro, responsabile Welfare del partito Democratico e capogruppo in Commissione Affari Sociali, dal titolo ‘Disposizioni in materia di tutela della salute riproduttiva e di riproduzione medicalmente assistita’. Si tratta di una proposta nata da un lungo e approfondito lavoro di confronto con la comunità scientifica, medica e con le realtà civiche, che negli ultimi anni hanno sollecitato con forza un intervento legislativo strutturale”.

Cosa prevede il testo?
“Il testo, che recepisce le proposte della SIRU, definisce principi e diritti fondamentali, rafforza norme centrali come quelle sul Servizio sanitario nazionale, sull’interruzione volontaria di gravidanza e sul ruolo dei consultori. Garantisce il riconoscimento della soggettività delle persone coinvolte nei percorsi di PMA, tutela il nato e il nascituro, chiarisce le regole sulla crioconservazione, sulla donazione alla ricerca, e consolida il ruolo della comunità scientifica nella definizione delle politiche pubbliche in materia di salute riproduttiva”.

Come è lo stato dell’arte della procreazione medicalmente assistita in Italia?
“Decisamente deludente. Il 2025 doveva essere l’anno della svolta per l’applicazione dei nuovi Lea, ma nella realtà nulla è cambiato: liste d’attesa infinite e costi proibitivi, impediscono a moltissime coppie di avere un equo accesso ai servizi di PMA offerti dal Servizio sanitario. C’è ancora grande disomogeneità nei territori”.

Può fare qualche esempio?
“Ad esempio, nel Lazio a fronte di una richiesta da parte delle coppie di accesso ad un percorso di PMA di circa 8.500 cicli, i centri pubblici ne riescono ad erogare non più di 2.489. Si tratta in pratica di appena il 30% dei trattamenti di PMA di cui invece si avrebbe bisogno. Questo significa che in tantissimi non riescono a raggiungere il traguardo prefissato. Senza contare poi il problema dei ritardi”.

Anche per la PMA le liste d’attesa sono lunghe?
“Purtroppo sì. La cosa più grave è che le lunghe attese si ripercuotono poi sulle possibilità di successo delle procedure. Un’indagine condotta dalla SIRU nei centri italiani di riproduzione medicalmente assistita ha rilevato che le coppie infertili impiegano mediamente dai 4 ai 5 anni per iniziare un percorso terapeutico adeguato, a partire dal momento in cui decidono che hanno bisogno di aiuto nel concepimento. Un ritardo inaccettabile, considerato che le probabilità di successo della PMA diminuiscono con l’avanzare dell’età delle coppie. Non mi stupisce che oggi molte coppie siano costrette ad abbandonare il desiderio di genitorialità ancora prima di provarci”.

Non un bene per un paese in cui la natalità è al minimo storico…
“Esattamente. Tutto questo avviene in un momento in cui la crisi demografica in Italia continua ad aggravarsi con conseguenze a cascata sull’intero sistema sanitario, economico e sociale. Per questo da parte nostra, la SIRU, rinnoviamo la disponibilità affinché le annose criticità legate alla PMA vengano risolte una volta per tutte in modo equo e omogeneo su tutto il territorio nazionale. Il diritto alla genitorialità è una cosa seria e dobbiamo lavorare insieme affinché venga garantito a tutti, senza discriminazioni”.

Valentina Arcovio

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