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La Consulta: “Vanno riconosciute entrambe le madri di un figlio nato da Procreazione assistita”

La Corte costituzionale si è espressa sul caso di una coppia sposata che non ha potuto riconoscere la seconda madre a causa della circolare di Piantedosi del 2023. Rete Lenford: "Sentenza storica per tante donne"
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È inconstituzionale non riconoscere entrambe le madri di un figlio nato da Procreazione medicalmente assistita (Pma). Lo ha stabilito la Consulta, ritenendo fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Tribunale di Lucca. Il caso è quello di Glenda e Isabella, sposate e mamme di una bambina di tre anni e uno di due: una figlia era stata riconosciuta, l’altro no perchè nato il 3 aprile 2023, un mese dopo la circolare del ministro dell’Interno Piantedosi, primo caso a Lucca che ne vietava il riconoscimento. “Emozionate, commosse, felici. Non pensavamo che saremmo state le prime”, hanno dichiarato oggi all’agenzia Ansa. Festeggia anche la Rete Lenford: “Sentenza storica che cambia la vita di tante donne”.

La sentenza – La Corte costituzionale ha stabilito che il mancato riconoscimento fin dalla nascita – con procreazione medicalmente assistita – dello stato di figlio di entrambi i genitori lede il diritto all’identità personale del minore e pregiudica l’effettività del suo “diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni”. Inoltre, il mancato riconoscimento del figlio pregiudica “il suo diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale”.

La dichiarazione di illegittimità costituzionale si fonda su due rilievi: la responsabilità che deriva dall’impegno comune che una coppia si assume nel momento in cui decide di ricorrere alla Pma per generare un figlio, impegno dal quale, una volta assunto, nessuno dei due genitori, e in particolare la cosiddetta madre intenzionale, può sottrarsi. Il secondo rilievo è che la centralità dell’interesse del minore, affinché l’insieme dei diritti che egli vanta nei confronti dei genitori valga, oltre che nei confronti della madre biologica, nei confronti della madre intenzionale.

Rete Lenford: “Sentenza storica”. Gaynet: “E’ la caporetto del governo” – Festeggiano le associazioni che si battono per i diritti delle coppie Lgbt. “E’ stato affermato”, ha dichiarato all’agenzia Ansa Vincenzo Miri, presidente della Rete Lenford, “un principio di civiltà giuridica nell’interesse di tutti i bambini contro una cultura legata a un unico modello di famiglia. È una sentenza storica che cambia la vita di tutte le donne che, con le compagne o le mogli, vogliono avere un figlio perchè non dovranno più sottoporsi all’umiliante procedura di adozione. Tutte le impugnazioni della procura e del ministero dell’Interno che intasano i tribunali cadranno perché i sindaci hanno correttamente dato tutela con i riconoscimenti all’anagrafe”. Per il presidente di Gaynet Rosario Coco, “sul piano politico, la sentenza che definisce incostituzionale il divieto del riconoscimento alla nascita per le coppie di donne, rappresenta una Caporetto, una sconfitta cocente per la linea del governo, che da due anni sprecava risorse pubbliche impegnando l’avvocatura dello stato in assurdi ricorsi contro le famiglie arcobaleno e i loro figli e figlie, una vera e propria persecuzione giudiziaria. La sentenza dimostra per l’ennesima volta che questa linea è fallimentare, ideologica, contro il diritto e contro l’interesse fondamentale del minore, nonostante la martellante propaganda del ‘difendiamo i nostri figlì da parte delle destre”.

Per la segretaria Pd Elly Schlein e il responsabile diritti della segreteria dem Alessandro Zan, “la sentenza storica della Corte Costituzionale conferma ciò che diciamo da tempo: i legami affettivi e familiari non si cancellano per decreto o con crociate ideologiche. È incostituzionale negare la genitorialità a chi decide di avere un figlio con la procreazione medicalmente assistita avvenuta legalmente all’estero. Se due donne decidono insieme di avere un figlio con la pma, quindi, anche la madre che non partorisce deve essere riconosciuta fin dalla nascita”. L’assessore comunale di Torino Chiara Foglietta, mamma di una famiglia arcobaleno, ha dichiarato: “Non trovo altre parole se non dire che abbiamo vinto e che ho naturalmente pianto alla notizia. Tutto l’impianto su cui si fondava la battaglia iniziata prima e dopo la nascita di Niccolò Pietro con Micaela Ghisleni ha avuto conferma nella sentenza storica di oggi”. Nell’aprile del 2018 all’anagrafe di Torino era stato registrato il primo caso di un bimbo – Pietro – con una coppia omogenitoriale, quella formata appunto da Chiara Foglietta e dalla sua compagna di allora, Micaela Ghisleni. All’epoca la sindaca di Torino era Chiara Appendino.

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