Stragi 1992: governo e commissione Antimafia si muovono in senso opposto a noi parenti delle vittime

di Salvatore Borsellino, Nunzia Agostino, Flora Agostino, Nino Morana Agostino, Paola Caccia, Roberta Gatani, Luana Ilardo, Angela Gentile Manca, Brizio Montinaro, Donata Montinaro, Stefano Mormile
E’ notizia di pochi giorni fa. L’avvocato di parte civile Fabio Repici, mio difensore, si è opposto alla richiesta di archiviazione dell’indagine sui mandanti esterni delle stragi mafiose del 1992, avanzata per l’ennesima volta dalla Procura di Caltanissetta.
Nella memoria difensiva presentata durante l’udienza in camera di consiglio, il legale ha chiesto di approfondire le indagini sulla cosiddetta ‘pista nera’ e sui rapporti tra Paolo Bellini (terrorista, ex di Avanguardia nazionale e killer per la ‘ndrangheta) e alcuni esponenti mafiosi come Antonino Gioè; inoltre, viene chiesto un approfondimento sulla posizione di Mario Mori in merito alla trattativa intercorsa tra Bellini e Gioè nel pieno della campagna stragista mafiosa. La figura di Mori – secondo il legale – “emerge in modo ingiustificatamente trascurato sia dalle sentenze nei confronti di Gilberto Cavallini sia dalle sentenze nei confronti di Paolo Bellini” (entrambi processati per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980); i legami tra la destra eversiva e le stragi di mafia e le scoperte di Paolo Borsellino in ordine ai moventi della strage di Capaci come possibili moventi per le stragi del 1992; il ruolo di Mario Mori nella storia d’Italia, a cavallo tra la strage di Bologna e quelle di mafia del 1992-1994.
Una direzione diametralmente opposta a quella presa dalla Commissione parlamentare antimafia presieduta da Chiara Colosimo, che ha scelto non solo di circoscrivere l’indagine sulla strage di Via D’Amelio al solo movente del cosiddetto “rapporto mafia-appalti” ma che ha ritenuto di audire ufficialmente lo stesso Mori davanti alla Commissione, nonostante le valutazioni non propriamente ragguardevoli che più giudici hanno avuto nei confronti del soggetto in diverse sentenze (assolutorie!) definitive. Solo per citare un esempio: “Le scelte tecnico-investigative adottate dagli imputati (…), a maggior ragione ove si consideri che esse vennero adottate da esperti Ufficiali di Polizia giudiziaria, inducono più di un dubbio sulla correttezza, quantomeno dal punto di vista professionale, dell’operato dei due e lasciano diverse zone d’ombra”; “quanto meno negligente e sicuramente censurabile sul piano della solerzia investigativa, non è univocamente idonea a dimostrare con la necessaria certezza che gli stessi abbiano voluto favorire in tal modo il Provenzano”, non potendosi, infatti, escludere che gli imputati “pur avendo presente la connessione causale tra il loro agire e l’evento (sottrazione del Provenzano alla cattura), abbiano realizzato le condotte loro contestate, per trascuratezza, imperizia, irragionevolezza o, piuttosto per altro biasimevole motivo” (sentenza del processo “Mori+1”, Corte d’Appello del tribunale di Palermo, 19 maggio 2016). Per non parlare delle volte in cui, chiamato a testimoniare in processi per reati gravissimi, da “valoroso” uomo di Stato, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Il generale Mori, intanto, dai banchi della Commissione antimafia, attacca tutte le persone – magistrati, avvocati, investigatori, giornalisti, semplici cittadini – che hanno osato chiedere verità e giustizia senza guardare in faccia nessuno, neanche ex generali o direttori dei Servizi segreti. D’altronde aveva avvertito: “Adesso attacco e comincio a divertirmi io. Mi sto curando, faccio ogni giorno 4-5 chilometri a piedi, cerco di non ingrassare perché li devo vedere morire tutti. Lo dico con trasporto, con odio”.
Fuori dalla Commissione antimafia, quindi, le “menti raffinatissime” di cui parlava Giovanni Falcone, fuori i mandanti esterni, fuori i rapporti con la destra eversiva.
Nel frattempo, la maggioranza in Parlamento prepara il disegno di legge numero 1277 – proposto inizialmente dalla presidente della commissione Chiara Colosimo – che definirà “l’obbligo di astensione” per i membri della Commissione che verranno accusati di avere “conflitti di interesse”. Cioè, tra le righe, per il senatore del M5S Roberto Scarpinato, in quanto ex magistrato titolare di indagini riguardanti anche le stragi. E’ evidente la strumentalità dell’azione, tesa ad estromettere dalla Commissione chi, per la sua esperienza e convinzione, può mettere in crisi la versione della maggioranza governativa sui moventi delle stragi. Parallelamente, il governo sta garantendo – grazie all’approvazione dell’art. 31 del “decreto Sicurezza” – maggiori poteri e immunità ai Servizi segreti, come la possibilità, per gli agenti, non solo di partecipare alle associazioni terroristico-eversive ma anche di organizzarle e guidarle.
Tutto questo in nome di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e delle vittime delle stragi. Ai cui familiari, però, ad ogni anniversario si chiede solo di commemorare i propri morti in silenzio (magari affiancati da qualche ministro o presidente di regione), senza pretendere, per essi, verità e giustizia.