Crime

Delitto di Garlasco, l’avvocato Tizzoni: “Il supertestimone delle Iene? Gli dissi di andare dai carabinieri”

Il legale: "Era una delle tante persone che nel settembre-ottobre 2007 mi contattavano – anche perché c'era una pressione mediatica come quella di oggi – proponendo tesi. Nel suo caso, proponendosi sostanzialmente come detective"

di F. Q.

“Conosco benissimo il supertestimone intervistato da Le Iene dal quale sono stato chiamato in causa. Da quando sono nato, sostanzialmente. Era una delle tante persone che nel settembre-ottobre 2007 mi contattavano – anche perché c’era una pressione mediatica come quella di oggi – proponendo tesi. Nel suo caso, proponendosi sostanzialmente come detective, investigatore privato, che è una delle tantissime attività che ha svolto nella sua vita. Io gli ho detto che non eravamo interessati perché non c’era nulla di concreto in quello che diceva, ma di andare dai carabinieri, cosa che mi risulta essere avvenuta. Quindi, se ci fosse stato qualcosa di veramente rilevante immagino che l’Arma dei carabinieri l’avrebbe attenzionata”. Così l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia di Chiara Poggi, risponde alle domande di Tgcom relative alle dichiarazioni del presunto supertestimone – intervistato dagli inviati del programma di Italia 1 – sul fatto che qualcuno avrebbe visto Stefania Cappa arrivare a casa della nonna a Tromello e poco dopo di aver sentito un tonfo di oggetti. Durante le perquisizioni del 14 maggio sono stati recuperati alcuni oggetti.

Ma cosa aveva detto l’uomo, chiamato “Carlo”? “Dissi all’avvocato della famiglia Poggi che avevo avuto delle notizie sulle Cappa, ma lui mi disse che l’inchiesta su Stasi era già in corso e non si potevano sovrapporre le due cose. Non ha voluto sentire la mia testimonianza, da quel momento non ha voluto approfondire niente”, sostiene il testimone, rivelando che, circa una settimana dopo il delitto, era stato contattato dallo stesso legale che gli avrebbe chiesto di aiutarlo. Ma quando poi lo avrebbe ricontattato, Carlo non sarebbe stato ascoltato: “Lui siccome era amico di famiglia dei Cappa si capisce che non ha voluto saperne niente per non avere problemi – aggiunge ancora -. Io avevo parlato con una persona e mi hanno consigliato, qualcuno in alto, di mantenere il silenzio”. Agli intervistatori però non aveva spiegato perché, se inascoltato, non lo fosse stato pure da chi indagava.

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