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Stati Uniti declassati da Moody’s per il livello del debito pubblico: il rating scende ad Aa1

L'agenzia non ritiene che le proposte fiscali in esame produrranno riduzioni significative della spesa obbligatoria e dei deficit
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Duro colpo alla reputazione finanziaria degli Stati Uniti: il colosso delle agenzie di rating Moody’s ha declassato il rating del credito del governo da Aaa ad Aa1. La decisione, annunciata venerdì, è motivata dai crescenti livelli del debito pubblico e dall’aumento dei costi di rimborso degli interessi. La decisione priva gli Stati Uniti dell’ultimo rating di credito tripla A rimasto da una delle principali agenzie di rating. Già in precedenza, infatti, Fitch Ratings nel 2023 e S&P Global Ratings nel 2011 avevano compiuto scelte simili. In una nota, Moody’s Ratings ha spiegato che le amministrazioni e il Congresso statunitensi che si sono succeduti “non sono riusciti a concordare misure per invertire la tendenza degli ampi deficit di bilancio annuali e dell’aumento dei costi degli interessi”. L’agenzia non ritiene che le proposte fiscali attualmente in esame produrranno riduzioni significative pluriennali della spesa obbligatoria e dei deficit. Nonostante il declassamento, Moody’s ha modificato l’outlook per gli Stati Uniti da negativo a stabile. Il rating Aa1 è lo stesso detenuto da Paesi come Austria e Finlandia.

Secondo Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica di Milano ed ex direttore del Fmi. Cottarelli osserva come il taglio del rating di Moody’s “si allinea con i declassamenti” delle altre agenzie, dato che Fitch e S&P avevano già rivisto al ribasso il loro giudizio massimo sugli Usa. Interpellato dall’Adnkronos, l’economista ritiene che, con un debito raddoppiato negli ultimi 20 anni, “gli Usa non meritano un giudizio AAA e ad ogni modo restano con una valutazione elevata” ad AA1. Ciò che finora ha sostenuto la sostenibilità del debito, mantenendo contenuto il rialzo del debito-Pil, è l’elevata crescita. Nonostante questo, sottolinea, “negli ultimi anni il debito è cresciuto parecchio e Trump ha ereditato” questa situazione. Mentre la spending review proposta da Elon Musk, ricorda, al momento risulta modesta, si prevedono aumenti della spesa per difesa, sanità e pensioni. A tutto questo si lega anche la strategia dei dazi, che Cottarelli definisce “una strategia per far rinascere il settore manifatturiero ma non è possibile riportare indietro orologio di 50 anni”. E visti gli effetti, è arrivata la scelta “obbligata” di una tregua “per evitare la recessione”. Ma il clima di incertezza rimane e “i negoziati non saranno semplici”. Perché, mette in guardia, “resta il fatto che gli indicatori sul sentiment delle famiglie americane sono ai minimi storici e il dato sulla crescita del primo trimestre ha segnato un -0,3% annuo”.

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