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Asili nido, anche il terzo bando Pnrr è un flop: dai Comuni richieste solo per metà dei fondi disponibili

I circa 400 milioni di euro residui anziché garantire nuovi posti per la fascia zero-tre anni andranno sul capitolo dell’edilizia scolastica
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L’Italia, nonostante il Pnrr, resta un Paese con pochi asili nido. Al terzo bando, pubblicato dal ministero dell’Istruzione e del Merito, il governo alza le mani: le richieste arrivate dai Comuni si sono fermate secondo una ricognizione del Sole 24 Ore al 50% dei fondi disponibili. Circa 400 milioni di euro residui anziché essere assegnati alla realizzazione di nuovi edifici per la fascia zero-tre anni andranno sul capitolo dell’edilizia scolastica. Risultato: “I trenta mila posti previsti all’inizio” sono sfumati “in 15mila”.

A frenare la partecipazione dei Comuni anche le incognite sulla possibilità di sostenere nel tempo i costi ordinari di gestione delle nuove strutture. Il Pnrr, infatti, prevede finanziamenti per la costruzione dei nidi ma non per la manutenzione e il personale: un tema particolarmente sentito dai sindaci che in questi anni devono far fronte sempre più alle risorse locali per poter gestire le scuole.

Altro problema: “Non tutte le amministrazioni – spiega Il Sole – hanno le forze per poter raccogliere la sfida complessa di progettare, realizzare e ultimare le strutture nei pochi mesi che restano prima della scadenza dell’agosto 2026”.

I tempi di Roma e dell’Europa non coincidono con quelli dei singoli territori che devono fare i conti con le imprese e con la reperibilità delle materie prime in questo delicato momento storico. A dare una risposta positiva al bando è stato solo il Sud Italia. Una delusione per il governo che già aveva ridotto i posti dagli iniziali 264.480 a 150.480 vista la scarsa adesione al primo bando. Ora non resta che arrendersi all’evidenza visti i tempi ormai stretti.

Nei giorni scorsi il relatore del Decreto Pnrr 45/2025 ha già presentato alla Commissione Cultura e Istruzione del Senato un emendamento per investire i risparmi residui nel capitolo dell’edilizia scolastica così da non perdere i finanziamenti e dare la possibilità agli enti di utilizzarli comunque nell’ambito dell’Istruzione.

Il nostro Paese resta comunque sotto di tre punti rispetto all’obiettivo del 33% fissato originariamente in sede europea, e poi codificato anche nella normativa nazionale con il decreto legislativo 65/2017. Nel corso dell’ultimo decennio, è aumentata di quasi dieci punti l’offerta di posti in asili nido e servizi per la prima infanzia in rapporto alla popolazione tra 0 e 2 anni. Nel 2013, primo anno della serie storica, secondo i dati di Openpolis erano 22,5 i posti ogni 100 bambini sotto i tre anni. Questa quota è cresciuta progressivamente di anno in anno, attestandosi su 23 posti nel biennio 2014-15 e salendo a circa 25 tra 2017 e 2018. Per poi raggiungere i 27 posti nel pre-Covid e i 28 posti del 2021. In uscita dalla pandemia, i posti disponibili erano trenta ogni 100 bambini. Una crescita che resta insufficiente.

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