Famiglia con i figli di 5 e 6 anni rischia lo sfratto, il quartiere scende in piazza. “Milano affronti l’emergenza abitativa”

Una famiglia con due figli di cinque e sei anni rischia di perdere la propria casa, a un mese dalla fine della scuola. Succede in via Padova, a Milano, dove giovedì 15 maggio, dalle otto del mattino, al civico 76, l’ufficiale giudiziario busserà per la quarta volta alla porta e potrebbe decretare lo sfratto esecutivo. Non perché gli abitanti non saldino l’affitto, ma perché risultano “occupanti” pur avendo sempre pagato il loro affitto. Con lo slogan “Nessuna famiglia senza casa, nessuna casa senza famiglie”, allora, ci sarà un presidio solidale, organizzato dal sindacato inquilini Sicet e dall’associazione Abitare in Via Padova, con la partecipazione del comitato Amici del Parco Trotter e di diverse associazioni del territorio. Ad appoggiare l’iniziativa un gruppo di genitori del quartiere che ha deciso di attivarsi anche perché il caso non è isolato: “I bambini frequentano la scuola con i nostri figli e dall’inizio della prima elementare è il terzo sfratto in un anno che coinvolge famiglie diverse, siamo preoccupati: serve una politica che renda sostenibile rimanere in questa zona”, spiegano a ilfattoquotidiano.it.
La famiglia di via Padova
I genitori dei bimbi, Alma e Omar (i nomi sono di fantasia), di origini marocchine, vivono nell’appartamento dal 2011 con un contratto firmato ma mai registrato dal proprietario, che ogni mese ha riscosso un affitto di circa 600 euro in contanti. Nel 2017, quando l’intestatario dell’immobile ha manifestato l’intenzione di venderlo, la famiglia ha tentato di acquistarlo, e aveva anche ottenuto l’approvazione per un mutuo perché sia Alma che Omar avevano un lavoro stabile. Secondo quanto ricostruito dal sindacato Sicet, che segue la vicenda, al momento della perizia però erano emersi sulla proprietà dei debiti che ne avevano impedito la vendita. Tempo dopo, l’appartamento è stato venduto a una società immobiliare. Per due anni, Alma e Omar sostengono di non aver ricevuto comunicazioni, finché una raccomandata li ha informati della vendita avvenuta nel biennio precedente. Ora quindi la famiglia non è sfrattata perché morosa ma perché considerata “occupante abusiva” nonostante anni di regolari pagamenti. In più, l’assenza di un contratto di affitto registrato ha impedito loro di ottenere la residenza anagrafica nell’alloggio e la situazione economica del nucleo familiare è peggiorata: dei due redditi iniziali ne è rimasto solo uno, da partita Iva, insufficiente per trovare un’abitazione alternativa nel quartiere, dove il costo medio dell’affitto nel frattempo è raddoppiato rispetto a quello che pagano attualmente.
Il costo delle case e la mancanza di reti di sostegno
Come soluzione al problema di Alma e Omar, il Comune finora ha proposto un mese di albergo. “È una risposta tanto temporanea quanto inadeguata per una famiglia con minori – sottolinea con ilfattoquotidiano.it Mattia Gatti, segretario generale del Sicet di Milano -. Abbiamo presentato richiesta di assegnazione di un alloggio popolare e di una sistemazione temporanea al Comune di Milano, ma nessuno è stato contattato dagli uffici comunali”. Il tentativo è almeno quello di far sì che i bambini non debbano affrontare un cambiamento di vita così grande a un mese dalla fine della scuola: “Chiederemo che almeno si arrivi alla fine della scuola e che questo tempo sia utilizzato per trovare una soluzione temporanea ma dignitosa per questa famiglia”, spiega Gatti.
Oltre al gruppo di genitori solidali, a sostegno dell’iniziativa si è schierata gran parte del quartiere, dove Alma e Omar hanno costruito relazioni intorno alla comunità del Trotter: “Qui siamo abituati a politiche di integrazione e accoglienza”, dicono a più voci. Il presidio di giovedì però non mira soltanto a ottenere una proroga, gli organizzatori vogliono anche chiedere un’altra politica della casa che preveda l’aumento dell’offerta pubblica di alloggi e la modifica delle normative sulla residenza, le stesse proposte di circa 100 associazioni del territorio con la campagna “Sei la mia città”.
Il mercato degli affitti di Milano è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni, e in zone come via Padova soggette a forte gentrificazione, chi si vede scadere un contratto 4+4 spesso riceve proposte di aggiornamento del canone insostenibili per un reddito medio. “Vogliamo denunciare il fatto che a Milano non ci sia una politica abitativa per far fronte all’emergenza – dice Gatti -. Aler e il Comune continuano il processo di quella che considerano una ‘valorizzazione’ con assegnazioni a canoni concordati, sottraendo decine di alloggi pubblici dall’offerta abitativa a canone sociale”.