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Consumi italiani a picco in marzo, calo del 4,2% rispetto all’anno prima con un – 6,7% per gli alimentari

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Consumi delle famiglie italiane sempre più deboli, tra salari che non crescono e prezzi che invece continuano a farlo. Lo scorso marzo, comunica l’Istat, le vendite al dettaglio sono scese del 4,2% come quantità e del 2,8% in valore rispetto all’anno prima. Negativo pure il confronto su febbraio: – 0,5%, sia in valore che in quantità. Rispetto all’anno prima scendono soprattutto gli acquisti di prodotti alimentari (- 6,7%), mentre i per gli altri beni le flessione è del 2,1%.

Gli unici prodotti che mostrano un incremento su base annuale in valore sono quelli di profumeria, cura della persona (+1,8%) e i medicinali (+0,6%). Le flessioni più forti sono state quelle di cartoleria, libri, giornali e riviste (-4,5%) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-4,2%). Colpiti dai cali tutti i tipi di rivenditori. Gli incassi sono scesi del 2,6% nella la grande distribuzione, del 3,1% nei negozi e dell’ 1,3% per il commercio elettronico.

“Al netto dell’effetto Pasqua (che nel 2024 è caduta in marzo, ndr) non mancano elementi di preoccupazione, che interessano il permanere di una situazione difficile per molti segmenti di consumo (abbigliamento e calzature tra tutti) e per la distribuzione tradizionale”, osserval’ufficio studi di Confcommercio.

Dati disastrosi! Di male in peggio! Non si salva nessuno! Non c’è un solo dato positivo, né congiunturale né tendenziale, né in valore né in volume. Un crollo che non si spiega con la collocazione diversa della Pasqua, che giustifica solo la caduta delle vendite alimentari su base annua, non certo quella rispetto a febbraio 2025 e men che meno chiarisce il crac delle vendite non alimentari”, così Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

“I dati Istat sulle vendite al dettaglio sono semplicemente disastrosi. Questo governo ha generato uno tsunami sui consumi e sulla domanda interna che sta cercando oggi di fermare a colpi di propaganda. Si continuano a bagnare la bocca con l’aumento degli stipendi e degli occupati, omettendo sistematicamente la realtà: il potere d’acquisto delle famiglie cala del 10% e si registra un’esplosione della cassa integrazione che mai si era verificata prima. Ha ragione l’Unione Nazionale Consumatori: “non si salva nessuno”, afferma il capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato Stefano Patuanelli.

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