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Gaza, Netanyahu: “Verso un’invasione massiccia, la popolazione sarà spostata”. Il capo dell’esercito: “Ostaggi a rischio”

Approvato il piano per l'escalation militare, nome in codice "Gideon's Chariots". Il premier: "La popolazione palestinese sarà spostata". Protestano i famigliari dei rapiti ancora nelle mani di Hamas. Altri 20 morti in attacchi nel nord-ovest di Gaza City e a Beit Lahiya
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“Siamo alla vigilia di un’invasione massiccia di Gaza”. Con queste parole Benjamin Netanyahu ha confermato l’allargamento delle operazioni militari nella Striscia approvato nella notte dal gabinetto di sicurezza. “Abbiamo deciso, su consiglio del capo di stato maggiore, un’azione intensa per la sconfitta di Hamas, che ci aiuterà anche nella liberazione degli ostaggi“, ha scandito il primo ministro israeliano in un video pubblicato su X. La popolazione dell’enclave “sarà spostata per la sua stessa protezione”, ha aggiunto Netanyahu, senza specificare quanto territorio dell’enclave sarà occupato nell’ambito della nuova offensiva. Impossibile non legare la decisione con l’intenzione annunciata da Donald Trump a inizio febbraio, durante una conferenza stampa alla Casa Bianca con il premier israeliano, di trasformare la Striscia di Gaza nella “Riviera del Medio Oriente“, con il conseguente spostamento della popolazione gazawi – 2,1 milioni di persone – nei paesi confinanti.

Di certo le Israel Defense Forces non entreranno a Gaza per condurre raid e poi ritirarsi: “L’intenzione è l’opposto”, ha precisato il premier, ovvero l’obiettivo è quello di occupare per lungo tempo la Striscia. Su questo punto anche gli alleati di governo dell’ultradestra sono d’accordo. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha dichiarato che “Israele si appresta finalmente a conquistare la Striscia di Gaza” e che “non bisogna più temere la parola ‘occupazione'”. “Dal momento in cui inizia il controllo territoriale, non ci sarà alcun ritiro dalle aree conquistate, nemmeno in cambio degli ostaggi – ha specificato il leader del Partito Nazionale Religioso-Sionismo Religioso -. L’unico modo per liberarli è sconfiggere Hamas. Ogni ritiro ci riporterebbe al prossimo 7 ottobre”.

Un alto funzionario della sicurezza ha detto ad Haaretz che l’espansione delle operazioni non inizierà prima che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump concluda la sua visita in Medio Oriente a metà maggio. Il presidente degli Stati Uniti è atteso il 13 maggio a Riad, in Arabia Saudita, dove il giorno successivo terrà un vertice con i leader di tutti i Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo: Emirati, Bahrein, Kuwait, Oman e Qatar. Il piano entrerà in vigore solo se entro quella data non verrà raggiunto un accordo per la consegna degli ostaggi, ha aggiunto il funzionario. Secondo il funzionario, la fornitura di aiuti umanitari alla Striscia di Gaza verrà ripristinata solo dopo l’inizio dell’operazione, denominata “Gideon’s Chariots“, “I carri di Gedeone”. Il funzionario ha anche osservato che le Idf istituiranno una “zona sterile” nella zona di Rafah, in cui i residenti di Gaza potranno accedere, in attesa dell’ispezione.

Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, è “allarmato” dal piano israeliano, ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. La decisione, che arriva dopo l’attacco degli Houthi sull’aeroporto di Tel Aviv e nel giorno in cui i bombardamenti nell’enclave hanno ucciso almeno 20 persone, ha infiammato anche le proteste dei famigliari davanti alla Knesset mentre, sempre a Gerusalemme, centinaia di manifestanti hanno bloccato alcune strade di fronte a Kiryat HaMemshala, il complesso governativo, dove si sono verificati scontri con la polizia. In piazza sono scesi anche decine di manifestanti appartenenti alla frangia ultraortodossa più radicale, nota come “fazione di Gerusalemme”, che hanno bloccato il traffico per protesta contro l’obbligo di leva. La polizia ha arrestato alcuni attivisti e ha affrontato momenti di tensione con i dimostranti. La protesta è scoppiata dopo l’arresto di alcuni disertori fermati all’aeroporto mentre cercavano di partire.

Il piano: occupare la Striscia – Il gabinetto israeliano ha approvato questa notte all’unanimità il piano per espandere le operazioni militari, riferiscono Haaretz e Times of Israel. La decisione è giunta all’indomani dell’annuncio israeliano della mobilitazione di decine di migliaia di riservisti. Approvato anche un piano per l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza e la loro distribuzione tramite aziende private: solo ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir ha espresso voto contrario. Il piano – scrive Times of Israel – sarà attuato solo dopo la visita di Donald Trump nella regione la prossima settimana e, fino ad allora, si cercherà di raggiungere un accordo con Hamas su un cessate il fuoco e gli ostaggi. Il piano prevede – secondo una fonte politica israeliana citata da Ynetl’occupazione della Striscia, il mantenimento dei territori e la conquista di nuovi, lo spostamento della popolazione verso sud, la negazione ad Hamas della possibilità di distribuire rifornimenti umanitari e attacchi violenti contro i miliziani palestinesi. Israele controlla già circa la metà del territorio di Gaza, compresa una zona cuscinetto lungo il confine con Israele e tre corridoi che corrono da est a ovest lungo la striscia.

Cresce l’offensiva, per piegare Hamas nel negoziato – Da settimane Israele sta cercando di aumentare la pressione su Hamas affinché negozi un cessate il fuoco più in linea con le condizioni di Tel Aviv. All’inizio di marzo Israele ha bloccato l’ingresso degli aiuti a Gaza, un divieto che è ancora in vigore e che ha fatto precipitare il territorio di 2,3 milioni di persone in quella che è considerata la peggiore crisi umanitaria della guerra. La fame è diffusa e la carenza di generi di prima necessità ha scatenato saccheggi. Il 18 marzo Israele ha ripreso gli attacchi nel territorio, uccidendo secondo le autorità locali più di 2.600 persone nelle settimane successive, molte delle quali donne e bambini. Il bilancio complessivo nella Striscia dall’inizio della guerra è invece di oltre 52mila morti.

Rischi per gli ostaggi, le proteste dei famigliari – Il capo di stato maggiore israeliano Eyal Zamir ha avvertito i ministri del governo di Benyamin Netanyahu che la nuova operazione a Gaza – che prevede un’escalation delle azioni militari e l’occupazione della Striscia – potrebbe mettere in pericolo gli ostaggi ancora nell’enclave: “Israele potrebbe perdere gli ostaggi se lancia un’operazione su larga scala nella Striscia”, ha dichiarato il militare. I familiari degli ostaggi hanno protestato duramente alla Knesset contro l’approvazione dell’espansione militare a Gaza. Einav Tsangauker, madre del rapito Matan, ha accusato i ministri di ignorare deliberatamente il destino degli ostaggi: “State cambiando gli obiettivi della guerra con leggerezza, secondo interessi politici”. E ha sollevato la questione morale della mobilitazione: “Cosa dire a un figlio che riceve un ordine di riserva mentre il fratello è prigioniero a Gaza?”, ha detto. Il Forum, che rappresenta la maggioranza dei familiari dei rapiti, ha definito la strategia come il “Piano Smotrich-Netanyahu”, denunciando l’abbandono della liberazione dei prigionieri come priorità nazionale.

“La decisione del governo dimostra chiaramente che sta scegliendo i territori al posto degli ostaggi, contrariamente alla volontà della maggioranza del popolo”, si legge nella nota. Sondaggi recenti confermano che oltre il 70% degli israeliani è favorevole a un accordo che preveda il rilascio di tutti gli ostaggi in cambio della fine delle ostilità. Una posizione ignorata, secondo i familiari, da chi spinge per reinsediare coloni israeliani a Gaza, come il ministro Smotrich e altri esponenti dell’estrema destra. Attualmente, secondo i dati dell’esercito israeliano, sono 59 le persone ancora prigioniere a Gaza, di cui almeno 35 ritenute morte.

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