Occupare Gaza, spostare i palestinesi e aiuti gestiti da aziende private: cosa prevede il piano di Israele

Espandere gradualmente le operazioni di terra a Gaza, occupare totalmente la Striscia e mantenere i territori conquistati. E ancora: spostare la popolazione verso sud, negare a Hamas la possibilità di distribuire rifornimenti umanitari che saranno distribuiti tramite aziende private e attaccare i miliziani palestinesi, in modo da arrivare alla vittoria. Sono questi i punti principali del piano – riferito da Haaretz e Times of Israel – approvato questa notte all’unanimità dal gabinetto israeliano, finalizzato a espandere l’azione nella Striscia. Il piano “verrà attuato quando la situazione a Gaza lo richiederà” e comunque solo dopo la visita di Donald Trump nella regione la prossima settimana e, fino ad allora, si cercherà di raggiungere un accordo con il gruppo terroristico su un cessate il fuoco e gli ostaggi. Centrale anche il via libera a un piano per riprendere le consegne di aiuti a Gaza, rivedendone al contempo il meccanismo al fine di ridurre al minimo la deviazione dei beni da parte di Hamas a favore dei suoi agenti. Il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir è stato l’unico a votare contro il punto che riguardava gli aiuti umanitari. Secondo quanto ricostruito da Haaretz, ha polemizzato con il capo di stato maggiore, contestando che nella Striscia i palestinesi abbiano cibo a sufficienza. “Non capisco perché dovremmo dare loro qualcosa: hanno abbastanza cibo lì. Dovremmo bombardare le riserve alimentari di Hamas. Non abbiamo alcun obbligo legale di sfamare coloro che stiamo combattendo; c’è abbastanza cibo”. Il via libera è giunto all’indomani dell’annuncio israeliano della mobilitazione di decine di migliaia di riservisti per l’espansione delle operazioni a Gaza, che secondo Israele ha lo scopo di aumentare la pressione su Hamas affinché negozi un cessate il fuoco più in linea con le condizioni di Tel Aviv.
“Il piano includerà, tra le altre cose, la conquista della Striscia di Gaza e il possesso dei territori, spostando la popolazione di Gaza a sud per proteggerla”, ha affermato una fonte politica israeliana all’Afp, aggiungendo che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu “continua a promuovere” il piano di Trump per il trasferimento volontario dei cittadini di Gaza. Secondo la stessa fonte, il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato la “possibilità di distribuzione umanitaria” a Gaza, sottoposta a blocco israeliano da oltre due mesi, ma ha insistito sul fatto che secondo le autorità ebraiche “attualmente c’è cibo a sufficienza” nel territorio palestinese. Quello che in particolare ha voluto mettere in evidenza Netanyahu è che “il piano differisce dai precedenti in quanto si passa dal metodo delle incursioni all’occupazione dei territori e alla permanenza” nei territori stessi. Ma a precisare la portata dell’occupazione è l’esercito. I militari hanno infatti puntualizzato che il piano “è ampio ma comunque limitato: non prevede operazioni nelle zone dove si sospetta la presenza di ostaggi. L’Idf – hanno detto alti ufficiali in seguito alla tensione che si è creata sia nell’opinione pubblica che tra le famiglie degli ostaggi – passerà da incursioni temporanee alla conquista di aree (ma non dell’intera Striscia), con operazioni di bonifica e attività intensiva nei tunnel”.
La situazione oggi – Israele controlla già circa la metà del territorio di Gaza, compresa una zona cuscinetto lungo il confine e tre corridoi che corrono da est a ovest lungo la striscia, ma il piano prevede la conquista di ulteriori territori dell’enclave palestinese. Da settimane Israele sta cercando di aumentare la pressione su Hamas e di spingerlo a mostrare maggiore flessibilità nei negoziati. All’inizio di marzo Israele ha bloccato l’ingresso degli aiuti a Gaza, un divieto che è ancora in vigore e che ha fatto precipitare il territorio di 2,3 milioni di persone in quella che è considerata la peggiore crisi umanitaria della guerra. La fame è diffusa e la carenza di generi di prima necessità ha scatenato saccheggi. Il 18 marzo Israele ha ripreso gli attacchi nel territorio, uccidendo secondo le autorità locali più di 2.600 persone nelle settimane successive, molte delle quali donne e bambini. Il bilancio complessivo nella Striscia dall’inizio della guerra è invece di oltre 52mila morti.