Max Cavallari del duo comico dei Fichi d’India in una intervista a Il Corriere della Sera è tornato a parlare del suo “socio” e amico Bruno Arena, morto il 27 settembre 2022. “Mi manca tanto, ma è sempre presente ‘tramite’ me: – ha detto Max – la gente viene ai miei spettacoli e riscopre i personaggi dei Fichi d’India. Ho acquistato il suo Maggiolino giallo, vado a fare le serate con quell’auto. Certe amicizie non ci sono più. Anzi, le amicizie di oggi fanno apprezzare quanto è bella la solitudine”.
Un legame fortissimo e di famiglia: “Forse nessuno sa che Bruno era pure mio cognato: ho avuto una figlia dalla sorella di sua moglie. Sono padrino di suo figlio, lui della mia Alice, sua nipote. Ci trovavamo a Natale e ai compleanni, per il resto non ci frequentavamo molto perché eravamo come il più e il meno delle batterie. Però lui era lo zio della mia bimba, che oggi ha 32 anni”.
I momenti difficili ci sono stati: “Dopo il grave malore di Bruno volevo smettere. Ma quando andavo a trovarlo mi faceva capire che dovevo continuare. Gli amici sono scappati, i parenti anche, tranne i genitori. I fans mi hanno invece telefonato: sulla loro spinta ho ricominciato. Bruno è come se ci fosse ancora, tant’è che sono Max Cavallari dei Fichi d’India”.
Il successo del duo è stato straordinario: “I tormentoni, come “ahrarara” o “tichi tic”: con quelle due battute mi sono fatto la casa. Ahrarara nasce da Sergio Baracco, che vendeva gioielli e aveva la erre moscia, ci ha incantato, così anche noi facevamo i commercianti di pseudo pietre preziose: una volta Bruno andò all’ospedale perché si era messo un topazio finto nel naso e non riusciva a toglierlo”.
Alla fine Max Cavallari si è tolto qualche sassolino dalle scarpe: “I comici bravi sono pochi. Però oggi far ridere è difficile: sono tutti incazzati, prima si rideva con poco. Zelig è sempre una fucina di talenti? No, quello che doveva dare, l’ha dato. Poi lì sono successe delle cose gravi nei confronti di Bruno, un giorno racconterò…”.