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Il padre di Melania Rea 14 anni dopo il femminicidio: “La morte di mia figlia non è servita”

Gennaro Rea al Corriere: "Tutti i giorni leggo di donne uccise da uomini e penso che succeda perché non c’è certezza della pena"
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“Tutti i giorni leggo di donne uccise da uomini e penso che succeda perché non c’è certezza della pena”. Sono le parole di Gennaro Rea nel quattordicesimo anniversario della morte della figlia Melania, uccisa a coltellate da suo marito Salvatore Parolisi, che pure non ha mai ammesso la sua colpa nonostante la condanna a 20 anni.

“Provo una rabbia che mi fa impazzire quando penso che tra due anni quell’essere immondo sarà fuori dal carcere e potrà ricominciare una vita nuova, mentre mia figlia non c’è più”, ha detto Rea al Corriere della Sera ricordando la vicinanza delle persone per la loro tragedia. “Nessuno ha dimenticato Melania. La cosa che mi manda in bestia, però, è pensare che in 14 anni non sia cambiato nulla e che la morte di mia figlia non sia servita – dice Rea -. Tutti i giorni leggo di donne uccise da uomini e penso che succeda perché non c’è certezza della pena, perché chi meriterebbe l’ergastolo esce dal carcere dopo pochi anni magari per buona condotta. Quale buona condotta? Chi ha ucciso in modo atroce una donna come ha fatto Parolisi, colpendola davanti alla loro bimba di pochi mesi, deve stare in galera a vita. Quando vedo poi dei parlamentari andare a trovare in carcere questi assassini, vorrei chiedere loro: a noi familiari delle vittime chi ci pensa? Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni“.

Parolisi, all’epoca dei fatti caporale degli Alpini, è stato condannato a 20 anni per aver ucciso la moglie Melania Rea con 35 coltellate il 18 aprile del 2011 in provincia di Ascoli Piceno. All’uxoricida sono state comminate sanzioni accessorie come la perdita della patria potestà genitoriale. Il giudice aveva inoltre una provvisionale di un milione di euro a favore della figlia e 500mila euro ciascuno per i genitori di Melania. Venne però esclusa l’aggravante della crudeltà con la quale la pena sarebbe stata più lunga, in quanto secondo i giudici l’omicidio si sarebbe consumato in un’esplosione d’ira.

“Cos’altro doveva subire mia figlia oltre alle 35 coltellate ricevute davanti agli occhi della sua bimba? – commenta Rea al Corriere – Se potessi incontrare i magistrati che presero quella decisione direi loro che dovrebbero perdere una figlia per capire. Oggi siamo qui a ricordare Melania ma io vorrei più fatti e meno parole. Che idea può farsi della giustizia mia nipote Vittoria, che oggi ha 15 anni?”.

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