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Mattarella ricoverato in ospedale, ecco cos’è il pacemaker, i tempi di recupero e come funziona l’intervento. L’esperto: “Tra i sintomi vertigini e svenimento”

Il Presidente Sergio Mattarella è stato ricoverato per l'installazione di un nuovo pacemaker, un dispositivo medico che aiuta a regolare il battito cardiaco
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È discreto, silenzioso e invisibile nella quotidianità. Il suo compito? Rimettere in riga un cuore che perde il ritmo. È il pacemaker, un apparecchio che si impianta nel paziente per monitorare costantemente il battito cardiaco. Ed è il motivo per cui il Presidente Sergio Mattarella è da ieri ricoverato all’ospedale Santo Spirito di Roma, nel reparto di cardiologia guidato dal primario Roberto Ricci. Come confermato dal Quirinale, le sue condizioni non destano preoccupazione. A conferma che non si sia trattata di un’emergenza, sempre il Quirinale ha ricordato che Mattarella ha lavorato tutto il giorno fino a incontrare intorno alle 18 il Presidente del Montenegro Milojko Spajić. Inoltre il Presidente, come è consuetudine, aveva intenzione di passare le festività pasquali nella sua Palermo ed è possibile che questo si possa realizzare visto che l’installazione di un pacemaker è ormai un’operazione di routine.

Che cos’è
Il pacemaker è un apparecchio grande poco più di una moneta da due euro, capace di monitorare costantemente il battito cardiaco. Quando il cuore rallenta troppo o si ferma per un istante (una condizione nota come bradicardia), il pacemaker invia piccoli impulsi elettrici per ristabilire un ritmo adeguato. È composto da un generatore di impulsi e da uno o più elettrocateteri che collegano il dispositivo al muscolo cardiaco. Secondo l’Omar, in Italia si effettuano oltre 50.000 impianti di pacemaker all’anno, con una media di 137 al giorno. Negli ultimi 15 anni, si è registrata una crescita superiore al 30% nel numero di impianti.

Quando è necessario
L’impianto di un pacemaker “si rende necessario quando il cuore smette di avere un’attività elettrica in grado di garantire una frequenza di battiti sufficienti all’organismo – spiega al FattoQuotidiano.it il professor Francesco Burzotta, Responsabile Centro di Coordinamento Cardiologico della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e Direttore UOC di Cardiologia, Università Cattolica del Sacro Cuore -. In queste circostanze, i pazienti possono manifestare sintomi come affaticamento, vertigini, svenimenti o, nei casi più gravi, rischio di arresto cardiaco”.

Quando diventa un’emergenza
Ci sono quindi situazioni in cui bisogna operare urgentemente per installare il dispositivo? “L’urgenza dipende dal grado di disfunzione elettrica del cuore – continua l’esperto -. Si va dai casi in cui se non si impianta un pacemaker immediatamente il paziente può morire, a situazioni dove l’impianto è programmato perché a un controllo cardiologico è stato evidenziato solo il rischio di bradicardia”.

L’intervento
“L’intervento di impianto di pacemaker è mini-invasivo – sottolinea Burzotta, ed è eseguito in tantissimi ospedali routinariamente”. Viene impiantato sottopelle e collegato al muscolo cardiaco, il miocardio, tramite cateteri che sono introdotti attraverso le vene del torace. Al suo interno, ha una batteria che dura tra i 7 e i 10 anni. L’operazione dura circa un’ora. Dopo un breve periodo di osservazione, il paziente può tornare a casa entro uno o due giorni.

I tempi di recupero
La vita con un pacemaker riprende quasi normalmente: “Il recupero (in assenza di complicanze) è in pochi giorni”, rassicura Burzotta. Occorre avere solo qualche precauzione con i campi magnetici e, naturalmente, eseguire controlli periodici dal cardiologo. Ma il cuore, quello, torna a battere con regolarità.

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