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Se non vogliamo una Ue in frantumi va costruita un’alternativa a questa classe dirigente

Una corsa contro il tempo per creare un’alternativa capace di cambiare la traiettoria autodistruttiva che sta prendendo l’Europa
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di Giuseppe Castro

Parliamoci chiaramente. La creazione dell’Unione Europea (Ue) è stato l’evento più importante e determinante della nostra storia recente. Gli stati aderenti all’Unione hanno usufruito del più lungo periodo di pace, 80 anni, dai tempi dell’Impero Romano, unico periodo storico in cui una parte dell’Europa ha vissuto quasi 100 anni di pace. Dal 196 fino al 1945 praticamente ogni generazione di ogni porzione dell’Europa ha vissuto la sua guerra.

Com’è noto agli storici, la creazione dell’Unione è stata eterodiretta dagli Usa. In periodo di guerra fredda, una forma di unione tra gli stati europei soggetti alla Nato era fondamentale per garantire stabilità sia politica che economica all’Europa e mantenere lo status quo definito dopo la Seconda guerra mondiale. Finita la guerra fredda, i benefici dell’unione erano oramai chiari anche agli europei e il percorso verso l’unione politica ed economica è diventato inarrestabile.

Purtroppo l’Ue, nel corso della sua costituzione, ha posto un’eccessiva attenzione all’integrazione economica, trascurando in parte o del tutto gli aspetti politici e sociali. I nodi irrisolti negli anni ’90 del secolo scorso stanno venendo ora al pettine. Se nel nostro passato le forze di coesione europea erano dominanti sia dentro l’Europa che al di fuori di questa, oggi le forze disgregatrici stano aumentando, diventando in questi mesi largamente dominanti:

– Gli Usa, a partire dalla presidenza Trump, sembrano puntare alla dissoluzione dell’Ue nell’ottica di poter ottenere maggiori vantaggi economici trattando separatamente con i singoli governi nazionali. In quest’ottica va visto il sostegno alle estreme destre euroscettiche di ogni nazione. Da noi questo ruolo è svolto dalla Lega.
– La Russia, probabilmente indifferente all’Ue fino al 2022, vede oramai nell’Unione una sorta di braccio armato della Nato, in grado persino di imporre politiche autolesioniste a tutti gli stati membri pur di indurre l’indebolimento geopolitico della Russia. Gestirà quindi la guerra in Ucraina e il successivo dopoguerra nell’ottica di dividere l’Ue.
– Infine, l’attuale classe dirigente europea continua a dimostrarsi totalmente avulsa dagli interessi e le necessità dei popoli europei, avallando scelte che hanno portato alla crisi politica con la Russia e decidendo di sacrificare la spesa sociale per una scellerata quando incomprensibile corsa al riarmo, gestita senza altro piano se non quello di compensare la deindustrializzazione dell’Europa e della Germania, causata tra l’altro proprio dalla crisi politica con la Russia.

L’unica forza di coesione che mantiene ancora relativamente salda l’Unione è la coscienza delle varie nazionalità che solo l’Ue ha le potenzialità per rappresentare un volano di pace e prosperità in un mondo che sta divenendo multipolare. Perché questo è esattamente il motivo per cui è nata ed è stata costruita l’Ue. Ma quanto durerà ancora? Probabilmente nel momento in cui i popoli europei si accorgeranno che l’Ue ha tradito le sue radici, diventando fonte di instabilità e di crisi economica invece che di pace e stabilità, allora anche l’ultima forza che tiene unita l’Ue verrà meno. La prossima crisi economica, in questo contesto storico, potrebbe anche essere l’ultima per un’Europa Unita.

Allora, se non vogliamo che il sogno di Spinelli, Schuman, Adenauer, Beck o Spaak vada definitivamente in frantumi, bisogna costruire un’alternativa, e anche rapidamente, a questa classe dirigente. Una corsa contro il tempo per creare un’alternativa capace di cambiare la traiettoria autodistruttiva che sta prendendo l’Europa. E’ certamente un percorso complesso, forse impossibile, ma obbligato.

L’Ue è nata in un contesto storico unico e probabilmente irripetibile. Lasciare distruggere l’Unione oggi significa attendere decenni o secoli perché un simile tentativo venga di nuovo attuato. Non possiamo permettercelo. E il prezzo del fallimento, vale a dire l’alternativa ad una nuova classe dirigente, è il buio.

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