Il governo vara il Def 2025, stime di crescita dimezzate (+ 0,6%). “Non ancora deciso aumento budget difesa”

Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo Documento di economia e finanza (Def) 2025, il primo documento dell’anno sull’andamento dei conti pubblici. Il Def da quest’anno, dopo un passaggio normativo cambierà nome in Dfp, Documento di finanza pubblica. Nella conferenza stampa seguita al Cdm il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha spiegato “Abbiamo deciso di adottare stime di crescita allineate a quelle recentemente ridotte da Banca d’Italia, quindi abbiamo una crescita reale del Pil di 0,6% nel 2025, 0,8% nel 2026 e 0,8% nel 2027, dimezzando di fatto la previsione del Piano che era 1,2%”
Il deficit viene indicato al 3,3% del Pil quest’anno, per poi scendere al 2,8% nel 2026 e al 2,6% nel 2027. “L’effetto di cassa dei crediti del superbonus tenderà a sgonfiarsi, anche il piano di traiettoria in base alla nuova governance europea risulta rispettato: noi prevediamo 1,3%, poi 1,6%, 1,9%, 1,7% e 1,5% nel 2029″, ha detto Giorgetti. “La spesa per la difesa in questo momento mantiene l’orientamento e l’andamento originario, riteniamo in base ai nostri criteri di contabilizzazione che eventualmente saranno discusse in sede Nato, di essere in linea con la richiesta del 2%“, ha spiegato poi il ministro.
“Questo Documento di finanza pubblica viene adottato in una situazione molto complessa sotto l’aspetto economico globale e quindi nei riflessi sull’economia nazione. Questo rende molto complesso e difficile, perfino aleatorie, le previsioni non solo a lungo termine ma anche a breve”, ha osservato Giorgetti, puntualizzando poi che nel Def “non ci sono come in passato i contenuti programmatici (ossia gli obiettivi fissati per i conti pubblici, ndr), sono già ricompresi nelle dinamiche a legislazione vigente una serie di interventi che in passato venivano ricompresi nelle cosiddette politiche invariate, perché li abbiamo sistematizzati e fanno parte della spesa già proiettata nel medio termine e quindi non è necessario finanziarli”.
Le cifre del Def non incorpora ancora integralmente le possibili ricadute della caotica situazione di dazi e controdazi. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Giorgetti ha sottolineato l’estrema difficoltà nel fare simulazioni e conseguenze stime, in base ad uno scenario in continua evoluzione: “Se riesco azzeccare Pil 2025 sono già un mago“. Il ministro ha confermato che tra i paesi del G7 c’è stato un confronto per convincere gli Stati Uniti a rivedere la posizione sui dazi. Il titolare dell’Economia ha aggiunto che il programma di privatizzazioni prosegue compatibilmente con le condizioni di mercato, particolarmente instabili in questa fase.
“Bisogna decidere e ho detto dall’inizio con razionalità e sangue freddo, senza farsi prendere dalla frenesia, vale per le spese sulla difesa e le misure sui dazi, dobbiamo per le spese per la difesa prendere una decisione valutare la capacità di assorbimento delle spese per la difesa se non c’è capacità produttiva non si capisce dove andiamo a parare”, ha osservato.
“È chiaro che tutte le decisioni di politica economica che abbiamo intenzione di fare saranno tarate rispetto al contesto generale e le regole europee che vedremo se saranno allentate o no”, ha detto a chi gli chiedeva che in questo nuovo scenario il nuovo taglio dell’Irpef per il ceto medio è ancora una misura fattibile. “Il tema della proroga del Pnrr può essere declinato in tanti modi: c’è la proposta di Fitto sui fondi di Coesione, c’è la proposta di mettere da parte il 10% dei progetti Stem. Vedo che in modo surrettizio e laterale poi si arriva al fine, va bene qualsiasi mezzo purché si arrivi a quel fine“, ha concluso.