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“C’era il corpo ma non si vedeva né lo scheletro né la pelle, solo i capelli”: parlano i ragazzi che hanno ritrovato la coppia di coniugi mummificati

Secondo i primi rilievi, la morte dei coniugi, ritrovati tre mesi dopo, sarebbe dovuta a un’intossicazione da monossido di carbonio

di F. Q.
“C’era il corpo ma non si vedeva né lo scheletro né la pelle, solo i capelli”: parlano i ragazzi che hanno ritrovato la coppia di coniugi mummificati

Si chiamano Nicola e Nicolò. Amici, appassionati di “urbex”, l’esplorazione urbana di luoghi abbandonati, e, da quel 15 marzo, sono anche testimoni della “visione più agghiacciante della nostra vita”. Sono stati loro a ritrovare i corpi di Marco Steffenoni e Maria Teresa Nizzola, i coniugi 75enni trovati morti, in stato di mummificazione, nella villa sulle colline sopra Parona, una frazione di Verona. “Non abbiamo scavalcato il cancello ma siamo entrati da un altro accesso, molto più imboscato e aperto”, racconta Nicola al canale YouTube “Urbex Squad”.

“Il primo a entrare nel parco della villa sono stato io, per la prima volta a metà gennaio, da solo. – continua Nicola – Credevo che il posto fosse abbandonato. Quando sono arrivato davanti alla villa ho notato tre cose sospette: le due automobili nel garage, le tante mosche alle finestre, e poi una figura non identificabile su una poltrona”.

Il 15 marzo i due decidono di tornare insieme. “Eravamo io, Nicolò e la sua ragazza. Io e lui siamo entrati da una finestra e, subito, dall’odore, l’aria si è fatta irrespirabile – ricorda Nicola -. Man mano che andavamo avanti nel corridoio, l’odore si faceva ancora più intenso. A un certo punto io ho fatto luce in fondo al corridoio e lì ho avuto la visione più agghiacciante della mia vita: il corpo di lui in camera da letto, a pancia in giù, sul pavimento. È stato pesante. Potevamo aspettarcelo, è vero, ma fino all’ultimo non vai mai a pensare a quello scenario”.

Poi il ritrovamento del secondo corpo: “Siamo tornati sul balcone per respirare un attimo. Quando siamo rientrati abbiamo aperto tutte le finestre, anche se è servito a poco. Anzi, al piano terra l’odore era molto più forte. Lì c’era la sagoma sulla poltrona, mummificata, avvolta ancora nell’abito per stare in casa: era irriconoscibile, c’era il corpo ma non vedevi né lo scheletro né la pelle, solo i capelli”.

Niente video, niente foto. Solo una telefonata alla polizia. “Noi abbiamo chiamato la polizia per senso civico. Gli stessi poliziotti ci hanno ringraziato, dicendoci ‘chissà quando li avremmo trovati’. È stata la cosa giusta da fare”.

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