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Dl Sicurezza, scontro governo-Anm. Magistrati: ‘Testo inquietante’. Lega: ‘Basta attacchi’. Salvatore Borsellino: “Peggio dell’Ovra fascista”

Per il presidente del sindacato delle toghe, Cesare Parodi, si tratta di un documento "senza mezze misure". Incontro con Nordio? "Va fatto"
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Nuovo scontro tra governo e Anm. Questa volta le accuse dei magistrati si sono concentrate sul decreto Sicurezza e immediata è stata la risposta della Lega che ha accusato l’associazione di compiere l’ennesimo attacco politico contro l’esecutivo. L’ultima frizione nasce dalle dichiarazioni dei vertici Anm durante e a margine del Comitato direttivo centrale del sindacato delle toghe. Per il segretario generale, Rocco Maruotti, “è inquietante il messaggio del dl sicurezza che sembra avere solo un duplice obiettivo: da un lato, creare nella collettività un problema che non esiste, non mi pare che ci sia alcun allarme sociale o alcuna questione emergenziale legata all’ordine pubblico; dall’altro, tentare di porre le basi per la repressione del dissenso“. Alle sue parole sono seguite quelle del presidente Cesare Parodi che ha definito il testo “un documento molto complesso, tratta moltissimi aspetti. È un provvedimento che sarà destinato ad avere il consenso da parte di alcuni cittadini, anche molto forte, e un forte dissenso da parte di altri. Ma è un documento che non ha mezze misure, interviene su alcuni settori dell’ordine pubblico, ma è un provvedimento per certi aspetti molto restrittivo e punitivo che quindi ovviamente susciterà sentimenti opposti. Credo che porterà a non pochi problemi interpretativi e applicativi, ci sono sicuramente anche alcuni aspetti positivi come una maggiore attenzione alle truffe per gli anziani che è un aspetto molto delicato”.

Pronta la replica del Carroccio che con il vicesegretario Andrea Crippa ha diffuso una nota nella quale si parla di “ennesimo sciagurato attacco alla politica. L’associazione nazionale magistrati rispetti l’autonomia di governo e Parlamento”. Questo non ha fermato i vertici dell’associazione dall’esprimere i loro giudizi. Sempre secondo Parodi, riguardo al “tema delle occupazioni” e alla questione del dissenso nell’ambito delle carceri, il decreto “è destinato a far discutere, apre molti problemi che vanno forse al di là del lato strettamente normativo, ma vanno a toccare un dato sociale che quindi deve essere poi affrontato con serietà”.

A chi gli chiede se sia necessario organizzare un incontro col ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per portare le istanze dei magistrati sul tavolo del governo e avviare un confronto diretto, il presidente dell’Anm ammette che “certamente su almeno un punto bisognerà fare questo incontro perché è stato già programmato. In realtà i temi sul tappeto sono tantissimi e si tratterà di capire esattamente quali eventualmente discutere e in che termini. Ci sono dei temi di assoluta urgenza, come quello dell’informatizzazione degli uffici perché l’app non funziona in maniera adeguata, quanto meno in moltissime sedi. C’è un enorme problema di carenza amministrativa del personale che di fatto blocca l’attività dei magistrati, c’è un enorme problema di geografia giudiziaria e c’è un problema molto urgente legato al progetto di legge sul femminicidio perché, al di là dei contenuti in astratto certamente condivisibili, le norme con cui in concreto deve essere applicato potrebbero avere un grosso impatto sulla tempistica della giustizia in concreto. Questi sono temi secondo me prioritari e speriamo davvero di poter avere un confronto su questi argomenti”.

Più duro nei confronti del Guardasigilli è stato invece Maruotti, secondo cui “siamo invitati al dialogo, cosa che abbiamo sempre chiesto e proposto, ma in ogni occasione pubblica siamo accusati di dire ‘sciocchezze colossali‘ e ‘petulanti litanie‘ . Si pone un tema di affidabilità perché un ministro che vuole dialogare con chi dice ‘sciocchezze colossali’ ci fa pensare che l’incontro potrebbe risolversi in un nulla di fatto, sebbene su questioni importanti in tema di efficienza della giustizia, come abbiamo fatto notare anche nel documento consegnato al governo nell’incontro a Palazzo Chigi del 5 marzo”.

Nello scontro politico si inserisce anche Salvatore Borsellino. Per il fratello di Paolo, fondatore del monvimento delle Agende rosse, il decreto “è una cosa di una gravità estrema”: “Quello che fino ad oggi hanno fatto questi servizi, come l’istigazione e la partecipazione alle stragi sarà oggi coperta dalla legge. Dovranno risponderne solo al capo del governo. È peggio dell’Ovra e del ventennio fascista”. Questo stesso presidente del consiglio – continua “a cui viene data la facoltà anche di autorizzare componenti dei servizi a guidare associazioni terroristiche e commettere omicidi ha detto che il provvedimento è stato emanato come decreto e non discusso in parlamento per questioni di urgenza e per rispondere alle aspettative dei cittadini. Ma quei cittadini che sono stati colpiti non solo come cittadini di questo stato ma anche nei propri affetti , i rappresentati delle associazioni dei familiari di vittime di stragi e di assassini non sono stati neppure ascoltati, nonostante avessero chiesto di esserlo, sia dalle commissioni parlamentari sia dal Presidente della Repubblica. Mi vergogno – dice ancora di essere cittadino di uno stato guidato da un sistema di potere che si sta rivelando peggiore del regime fascista. Non ne ho le prove e nessuna sentenza lo ha finora mai affermato con sicurezza ma sono fermamente convinto che questi servizi a cui viene oggi data, per legge, la facoltà di delinquere e di uccidere, sono quelli che hanno partecipato alla preparazione e all’esecuzione delle stragi di Via D’Amelio e di Capaci, e non soltanto di quelle. E credo anche che mio fratello, negli ultimi giorni della sua vita se ne fosse reso conto e per questo sia stata affrettata l’esecuzione di quella strage e sia stata sottratta la sua agenda”.

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