Tesla, deludono i dati del primo trimestre. Voci di un passo indietro di Musk dal governo

È andata ancora peggio di quanto si temesse. Nel primo trimestre del 2025 le auto vendute da Tesla sono state appena 336mila, a fronte di una stima di 390mila, in forte calo rispetto alle. Solo all’inizio delle scorso gennaio gli analisti scommettevano su 460mila consegne. Si tratta di una flessione del 13% che riportano le immatricolazioni sui livelli del 2022. Le consegne del Model 3 e Y sono scese del 12% a 323.800 mentre quelle degli altri modelli hanno registrato una flessione del 46%. La produzione di Tesla è calata del 16% a 362.615 unità. Negli ultimi tre mesi del 2024 erano state immatricolate 472mila Tesla.
Dopo la diffusione dei dati, le azioni Tesla sono precipitate a – 5%, portando il calo da inizio anno oltre il 36%. L’andamento del titolo si è ribaltato dopo che a Wall Street sono iniziate a circolare voci di un possibile passo indietro di Elon Musk dall’amministrazione Trump. Secondo quanto riportato da Politico, Trump ha detto alla sua cerchia ristretta, compresi i membri del suo gabinetto, che Musk si ritirerà nelle prossime settimane dal suo attuale ruolo nel governo.
Le cifre del trimestre erano particolarmente attese, sono le primi che consento di valutare con più precisione l’impatto delle recenti vicissitudini politiche di Musk e delle campagne di boicottaggio del marchio, oltre che delle azioni vandaliche contro auto e concessionari.
Brutte notizie per l’azienda di Musk sono arrivate pure dalla Cina, dove le vendite sono scese anche in marzo (- 11%), segnando il sesto mese di seguito di flessioni. Continua invece a guadagnare terreno, e quote di mercato, l’agguerrito concorrente cinese Byd, ormai primo produttore al mondo
Musk può trovare una piccola consolazione nei dati di marzo relativi al modesto mercato italiano. Qui Tesla ha venduto 2.217 vetture, il 51% in più dell’anno prima e recuperando il crollo del 54% registrato a febbraio. Il bilancio del primo trimestre resta negativo del 6,7%. Malissimo invece in Danimarca (- 65% a marzo) e male in Francia (- 37%).