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Via la parola ‘minorato’ dalla Costituzione, una mano concreta a Marco e i suoi genitori

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Qualche ora fa ho incontrato, non li vedevo da qualche mese, Marco ed i suoi genitori. Tra pochi giorni Marco, disabile cognitivo o ‘minorato’ psichico compirà 49 anni.

Quando mi fermo a pensare che cosa può essere la vita per due genitori ottuagenari con un figlio unico disabile non posso mai fare a meno di pensare a loro. Marco tutti i giorni viene accompagnato “a scuola”, come lui dice, dal papà e tutti i giorni, invariabilmente, dopo il centro sempre con affianco suo padre assiste, seduto in macchina, alle partite di calcetto del vicino campo sportivo. Tutti i giorni, nessuno escluso.

Marco è ormai un uomo, parla male e lascia intendersi solo dai suoi genitori, mangia alla velocità della luce con i pochi denti che gli restano in bocca e, soprattutto, si agita sul tronco continuamente in interminabili flessioni che lasciano interdetti chiunque non lo conosca. Marco vive nella popolosissima provincia metropolitana di Napoli solo grazie agli sforzi sovrumani che i suoi genitori compiono quotidianamente, sospesi tra notti che durano quattro ore e lenzuola e vestiti inzuppati di pipì che ormai non riesce più a controllare.

Intorno a noi intanto il mondo sembra sempre più governato dal caos con politici opportunisti impegnati nella ricerca di un consenso che passa sempre per le urla, gli attacchi volgari, il linguaggio o la gestualità più bieca. E’ come se all’improvviso le esternazioni dei tiktoker più grevi fossero diventati un manuale per fare il politico. Accade in Italia, negli Usa, in Argentina, in Germania e così via.

In questo desolante contesto qualcuno nel nostro Paese trova il tempo di sollevare un eccezione lessicale, si accorge che la parola “minorato” contenuta nella Costituzione è diventata obsoleta, addirittura offensiva, assolutamente non tollerabile alla luce dei progressi che la convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità ha da tempo sancito. Non stupisce l’appoggio immediato della ministra della Disabilità, impegnata da oltre tre anni nella sua rivoluzione globale per i disabili italiani, rivoluzione della quale sembra accorgersene solo lei e qualche collaboratore fedele. Si cancellino le parole disonorevoli ma per carità a nessuno venga in mente di dare una mano concreta ai genitori ultraottantenni di Marco.

Che pena infinita.

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