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Ultimo aggiornamento: 16:07 del 4 Marzo

Caos al Parlamento di Belgrado: risse e lanci di fumogeni, almeno tre parlamentari feriti

L'opposizione parlamentare ha invaso l’aula con cori ostili, fischi e il lancio di petardi. Feriti tre parlamentari, tra cui una deputata incinta
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Oggi durante una violenta protesta scoppiata nell’Aula del Parlamento serbo sono rimasti feriti almeno tre parlamentari, tra cui una incinta, dopo il lancio di fumogeni e petardi. La sessione, che doveva prevedere la votazione su un disegno di legge volto ad aumentare i finanziamenti per l’istruzione universitaria, è stata interrotta dalle proteste dei partiti di opposizione. Questi ultimi hanno insistito che la sessione fosse illegale, chiedendo che prima fosse confermata la validità delle dimissioni del primo ministro Milos Vucevic e del suo governo.

L’incidente fa parte delle forti manifestazioni frutto di una profonda crisi politica che sta attraversando la Serbia, paese scosso da mesi di manifestazioni sull’anticorruzione. Le dimissioni di Vucevic, annunciate a gennaio, sono state una risposta alle proteste seguite al tragico crollo di una pensilina in cemento a Novi Sad lo scorso novembre, che provocò la morte di 15 persone. L’incidente è stato attribuito alla corruzione dilagante nelle alte sfere politiche, e i critici hanno accusato il governo di negligenza.

La protesta in aula ha visto un intervento della presidente del parlamento, Ana Brnabic, che ha tentato di continuare i lavori nonostante l’intensa disapprovazione dell’opposizione, che ha invaso l’aula con cori ostili, fischi e il lancio di petardi. Il fumo denso dei fumogeni ha costretto una deputata a cercare assistenza medica per un malore dovuto all’inalazione. Nonostante il caos, Brnabic ha cercato di mantenere la calma e proseguire la seduta, urlando: “Ci potete uccidere, potete contrastarci in tutti i modi, ma non potete fermare la Serbia nel suo percorso di sviluppo e successo. Nessuno potrà fermare questa Serbia!”. Parallelamente, le proteste in piazza sono continuate. Gli studenti e altre categorie di lavoratori hanno organizzato cortei e blocchi stradali a Belgrado, Novi Sad e in altre città del paese. La mobilitazione, non sembra placarsi, nonostante le dimissioni del premier Vucevic e l’accoglimento di alcune richieste da parte degli studenti, con richieste sempre più politiche, mirando direttamente ai vertici del potere, con il presidente Aleksandar Vucic accusato di essere il principale artefice di un regime caratterizzato da scarsa democrazia e controllo sui media.

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