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“Mio padre andò in missione in Corea, ma al suo ritorno non era più lo stesso”: il racconto di Marcell Jacobs

Il velocista azzurro ha ripercorso l'abbandono paterno. Oggi è riuscito a ricostruire un rapporto
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“Ho vissuto l’abbandono, non avere mai avuto una figura paterna nella mia vita e, quindi, ho sempre avuto questa paura inconscia che, se non facevo bene le cose, le persone alle quali volevo bene mi potessero abbandonare”. Marcell Jacobs non ha mai nascosto di aver avuto un complicato rapporto con il padre. Il velocista, vincitore di due ori all’Olimpiade di Tokyo nel 2021, è tornato sull’argomento intervistato dal programma televisivo Le Iene che lo ha incontrato a Jacksonville (Florida, Stati Uniti), dove l’azzurro sta preparando quella che spera possa essere la stagione del riscatto.

“Devo ammettere che sono un po’ scappato, mi sentivo perso e avevo bisogno di cambiare tutto”, ha detto l’atleta. Tra l’altro in questi giorni, Giacomo Tortu, fratello del velocista Filippo (oro alle Olimpiadi di Tokyo in staffetta insieme a Jacobs), come rivelato dal Fatto Quotidiano è al centro di un’indagine con l’accusa di spionaggio ai danni dello stesso campione dei 100 metri.

Tornando al difficile rapporto col padre, Jacobs ha spiegato che l’abbandono è riconducibile al fatto che è stato un militare statunitense. Aveva lasciato la famiglia quando Jacobs era solo un bambino e per diversi anni non ha avuto nessun tipo di contatto con loro. “È andato in missione in Corea, e quando è tornato non era più lo stesso. Non voleva più sapere niente di nessuno”, ha svelato il campione olimpico. Dopo un lunghissimo silenzio durato 30 anni, grazie al lavoro svolto con la sua mental coach, l’azzurro ha trovato il coraggio di riallacciare il rapporto con lui: “Mi sono sentito un po’ più leggero. Quando, però, non si è presentato al mio matrimonio all’inizio ci sono rimasto male, poi ho capito che per lui sarebbe stato troppo“.

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