Un’amichevole in vista della Union Cup 2025, il torneo di rugby europeo di squadre inclusive, organizzato dall’International Gay Rugby (IGR), che si svolgerà ad Oslo, in Norvegia, a fine maggio. Negli stessi giorni in cui si gioca per il 6 Nazioni, uno dei più noti tornei di rugby maschile in Europa, a sfidarsi sul campo romano, poco distante dal parco degli Acquedotti, sono stati i Raccoons Rugby Roma, squadra della capitale e i Berlin Bruisers, team storico tedesco e prima squadra queer della Germania.
“Noi siamo nati a luglio dello scorso anno – racconta Umberto Cesaro, presidente e giocatore dei Raccoons rugby Roma – per il desiderio di un gruppo di amici di creare una squadra inclusiva, non solo dal punto di vista della sfera sessuale, ma inclusiva a 360 gradi”. “Io gioco in questa squadra da 6 anni – aggiunge Uil Stadfeld, presidente e giocatore dei Berlin Bruisers – ricordo il mio primo allenamento con questo team, nessuno allora mi giudicò per come ero e per quanto fossi bravo a giocare”.
I Raccoons Rugby Roma non sono solo una squadra, ma sono una realtà che accanto allo sport unisce anche l’attivismo: “I primi progetti sono stati di divulgazione circa le tematiche LGBTQ+ – dice Carlo Greco, vicepresidente dei Raccoons – divulgazione anche interna, perché siamo un gruppo eterogeneo. Poi abbiamo organizzato diversi incontri, come quelli sulle malattie sessualmente trasmissibili o sul cancro alla prostata”. In questo contesto non sono mancate le preoccupazioni per il periodo che stiamo vivendo: “Noi come Raccoons ci stiamo interrogando molto – confessa Cesaro – le frasi di Trump (sull’esistenza di soli due generi e sul divieto per le atlete trans di competere nelle gare femminili), le scelte delle aziende della Silicon Valley di abolire i programmi sull’inclusione, ci fanno tornare indietro di tanti anni. Anche per questo, forse oggi più che mai, c’è bisogno di squadre come la nostra.”
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