Jannik Sinner e Iga Swiatek? Due casi completamente diversi, accomunati solo dal fatto che si tratta due campioni. È questo il pensiero di Witold Banka, presidente della Wada, l’Agenzia mondiale antidoping, che è tornato a parlare del caso clostebol che sta coinvolgendo il tennista italiano. Banka ha commentato il mancato ricorso contro la polacca Swiatek, attuale numero 2 al mondo e sua connazionale, precisando come non ci sia stato un trattamento differente rispetto al campione azzurro. Al sito polacco Rz ha parlato in questi termini: “I due casi non possono essere paragonati. Sia le sostanze che le circostanze sono diverse. Abbiamo preso entrambe le decisioni dopo aver chiesto il parere di un esperto esterno. La procedura da parte nostra è stata la stessa di qualsiasi altro caso disciplinare”.
Quindi relativamente al ricorso contro l’assoluzione di Sinner da parte dell’Itia ha aggiunto: “Non posso entrare nei dettagli perché siamo parte in causa. Non mettiamo in dubbio che Sinner non abbia assunto deliberatamente sostanze dopanti, ma richiamiamo l’attenzione sulla responsabilità dell’atleta per le azioni dei suoi collaboratori”. Un atleta professionista, ha rimarcato, è “responsabile anche delle azioni del suo staff e questa è la quintessenza dell’antidoping”. Quindi è tornato sul confronto tra Sinner e Swiatek: “Una traccia di trimetazidina in un medicinale contenente melatonina, come nel caso di Swiatek, è una cosa, mentre lo steroide contenuto nell’unguento utilizzato dal suo più stretto collaboratore è qualcosa di completamente diverso. L’unica cosa che accomuna questi casi è il fatto che stiamo parlando di due dei migliori tennisti del mondo”.
Sulla questione Swiatek, la Wada si era pronunciata con un comunicato, spiegando di aver richiesto un parere a un consulente legale esterno “che ha ritenuto che la spiegazione della contaminazione dell’atleta fosse ben dimostrata, che la decisione dell’Itia (la sospensione di un mese, ndr) fosse conforme al Codice mondiale antidoping e che non ci fossero basi ragionevoli per appellarsi”. Era stata così accettata l’ipotesi della melatonina contaminata, ritenuta valida. Una situazione differente rispetto a Sinner, visto che contro il numero 1 al mondo è stato presentato un appello, con richiesta di 1-2 anni di squalifica.
Ma cos’era successo a Sinner? Il numero uno al mondo era risultato positivo, a marzo 2024, a causa di una contaminazione da Clostebol, ma era stato poi scagionato da un processo condotto dall’International Tennis Integrity Agency. La Wada, ovvero l’Agenzia mondiale antidoping, ha fatto però ricorso al Tas. La loro intenzione è quella di dimostrare non l’uso intenzionale del cicatrizzante incriminato, bensì stabilire una responsabilità parziale di Sinner, che secondo la Wada sarebbe colpevole del comportamento negligente e non corretto del proprio staff, in particolare dell’ex preparatore Umberto Ferrara e soprattutto dell’ex fisioterapista Giacomo Naldi, entrambi allontanati in seguito.
Il nuovo processo, che andrà in scena a Losanna, non sconfesserà necessariamente la sentenza di primo grado, ma riesaminerà da capo tutte le prove presentate. Sinner dovrà quindi dimostrare, ancora una volta, di non essere stato negligente o gravemente negligente. Nel caso in cui dovesse riuscire a dimostrare la sua innocenza non ci sarà sanzione, proprio come stabilito in primo grado, mentre in caso di condanna la sanzione andrebbe da un minimo di 12 mesi di squalifica a un massimo di 24. La Wada ha già depositato la sua memoria di appello e ora toccherà a Sinner. Il ricorso sarà discusso il 16 e 17 aprile.