Liberazione e ricostruzione. All’indomani dell’inizio della tregua tra Hamas e Israele, sono due i temi che dominano le giornate di Gaza. Dove, a sentire la protezione civile gestita da Hamas, “sotto le macerie ci sono ancora 10mila cadaveri“. Il popolo palestinese, nel frattempo, è pronti ad accogliere i primi 90 detenuti nella carceri di Israele e liberati secondo l’accordo sottoscritto dalle parti.
“10mila sotto le macerie” – L’agenzia di protezione civile a Gaza, gestita da Hamas, ha stimato che più di 10mila cadaveri siano ancora sotto le macerie degli edifici distrutti. In un aggiornamento sull’impatto della guerra nella Striscia negli ultimi 15 mesi, ripreso da Bbc, l’agenzia afferma di non essere “riuscita a trovare alcuna traccia” di circa 2.840 persone uccise a causa delle temperature estremamente elevate prodotte dalle armi dell’esercito israeliano. Gli equipaggi del Servizio di Protezione Civile sostengono di aver recuperato oltre 38.300 cadaveri e soccorso 97.000 feriti dalle aree prese di mira da Israele.
Detenuti liberati – Sono stati caricati su dei pullman in piena notte, portati via dalla prigione di Ofer, in Cisgiordania, fino a Ramallah o Gerusalemme Est. Dopo gli annunci di domenica, seguiti alla liberazione delle prime tre donne tra le 33 persone ancora ostaggio di Hamas, 90 detenuti palestinesi nelle carceri israeliane sono potuti ritornare alle loro case. La liberazione è avvenuta intorno all’una di notte: come riporta Afp, che aveva i propri giornalisti appostati vicino al penitenziario, centinaia di persone si sono radunate nei pressi della prigione per attendere la loro scarcerazione. La conferma è arrivata poco dopo da parte del servizio carcerario israeliano che, come ha scritto il Times of Israel, ha annunciato la liberazione di persone sia nella capitale della Cisgiordania sia nella parte orientale di Gerusalemme. “Questa sera, 90 terroristi sono stati rilasciati dalla prigione militare di Ofer, in Cisgiordania, e da un centro di detenzione di Gerusalemme”, ha dichiarato l’Autorità carceraria mentre la folla esultava al passaggio dei bus.
Khalida Jarrar – Tra le persone liberate, come preannunciato, c’è anche Khalida Jarrar, storica attivista palestinese: ha 62 anni ed è una componente di spicco del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Jarrar, attivista per la difesa dei diritti umani, è stata deputata nel 2006 e nell’ultimo decennio è stata a più riprese arrestata e rilasciata, sebbene mai condannata per coinvolgimento diretto in azioni militari. Nel 2007 le è stato vietato di viaggiare all’estero, divieto poi revocato nel 2010 per consentirle di ricevere cure mediche in Giordania. Nel 2015 la sentenza è stata di 15 mesi di detenzione per incitamento e appartenenza a un’organizzazione vietata e l’arresto più recente nel dicembre 2023, con gli ultimi sei mesi trascorsi in isolamento in una piccola cella, stando ad alcune indicazioni.
Gli altri – Tra le altre donne che compaiono nella lista ci sono Dalal Khaseeb, di 53 anni, sorella dell’ex vice comandante di Hamas Saleh Arouri, ucciso in un attacco israeliano in un sobborgo meridionale di Beirut un anno fa. Poi Abla Abdelrasoul, 68 anni, moglie del leader del Fplp Ahmad Saadat, che nel 2001 uccise un ministro israeliano e sta scontando una condanna a 30 anni. Ci sono poi 21 minorenni e fra questi il più giovane ha 15 anni, si chiama Mahmoud Aliowat ed è accusato di un attacco a Gerusalemme nel 2023. Sulla base della lista pubblicata dal ministero della Giustizia, in questa prima fase dell’attuazione dell’accordo è prevista la liberazione di detenuti arrestati dal 2020, tra cui 66 solo nell’ultimo anno. Cinque sono sospettati di tentato omicidio, tre di omicidio e sette di aggressione. Dieci sono già stati condannati, 31 sono detenuti senza processo e 51 sono in attesa di giudizio.
Oms: “Ripristinare il sistema sanitario sarà difficile” – Hamas ha preso la parola dopo le giornate di festeggiamenti in strada seguite alla dichiarazione di cessate il fuoco. E ha promesso che la Striscia, seppur devastata dalla lunga offensiva israeliana, riuscirà a rialzarsi: “Gaza, con il suo grande popolo e la sua resilienza risorgerà per ricostruire ciò che l’occupazione ha distrutto e continuerà sulla strada della fermezza finché l’occupazione non sarà sconfitta”. Intanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità chiede di mantenere alta l’attenzione sulla crisi sanitaria a Gaza. Ripristinare il sistema sanitario nella Striscia sarà “un compito complesso e difficile” dopo oltre 15 mesi di guerra, ha spiegato il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Affrontare le enormi necessità sanitarie e ripristinare il sistema sanitario a Gaza sarà un compito complesso e impegnativo, data la portata della distruzione, la complessità operativa e i vincoli in gioco”, ha scritto su X.