Margaret era una bellissima ragazza di 22 anni che desiderava rimodellare il proprio profilo, aveva trovato la pubblicità di un centro estetico romano su TikTok e aveva deciso di mettersi in viaggio dalla Sicilia verso la capitale. Purtroppo la cronaca ci ha riferito l’esito tragico e letale contro cui si sono infranti i sogni di questa giovane morta dopo la somministrazione di un anestetico per il rimodellamento del naso nello studio dei dottori Marco e Marco Antonio Procopio, ora indagati per omicidio colposo, studio che si è poi rivelato privo delle necessarie autorizzazioni e che ora è al centro di numerose denunce da parte di altre pazienti.
Una donna ha addirittura rivelato di essere stata operata da Marco Procopio che le avrebbe praticato un lifting in ambulatorio senza anestesia, tagliando e cucendo e tirando con le mani i lembi della pelle mentre aveva tra i denti una sigaretta, non indossava alcun camice ma una t-shirt con bretelle e diceva ad altre persone presenti: ”Ecco, si fa così”.
Ma la storia di Margaret non è l’unica che tiene banco in queste ore, se facciamo riferimento ai casi di cronaca che vedono al centro ambulatori di medicina estetica assolutamente non a norma, come quello di Massa Carrara allestito dentro un appartamento in pessime condizioni igienico-sanitarie dove alcune pazienti venivano operate e veniva loro somministrata un’anestesia totale anche quando non era necessaria, senza la presenza di un’anestesista e con l’uso di farmaci sottratti illegalmente dall’ospedale in cui il chirurgo lavorava – secondo le accuse che hanno condotto al suo arresto.
Il problema dei centri estetici non a norma per reati che vanno dall’esercizio abusivo della professione alla mancanza di autorizzazioni o addirittura all’assenza di cartelle cliniche e documenti che contengano il consenso informato da sottoporre al paziente prima di ogni intervento è una piaga sempre più dilagante nel nostro Paese, e purtroppo spesso si lega a conseguenze deleterie per i pazienti stessi che riportano danni permanenti al loro stato di salute o, peggio ancora, ci rimettono la vita. Se consideriamo il fatto che nel 2024 i Nas hanno effettuato un controllo su 125 studi di chirurgia estetica in Italia e hanno rilevato irregolarità che interessano la metà di questi centri, si capisce quanto una soluzione a questo grave problema sia più che necessaria e possibilmente realizzabile in tempi brevi.
La politica dovrebbe intervenire per regolarizzare una realtà che fino ad oggi è sfuggita ai controlli che dovrebbero garantire la sicurezza per i pazienti e le regioni dovrebbero dotarsi sui loro siti web di una sezione che riporti l’elenco delle strutture private autorizzate a praticare medicina e chirurgia estetica. A questo proposito la proposta di Azione che ha suggerito di introdurre sul sito della Regione Lazio un form che consenta ai cittadini di verificare, inserendo il nome e l’indirizzo della struttura prescelta, la conformità della clinica o dello studio alle prestazioni richieste, a mio avviso è un’iniziativa assolutamente auspicabile ed estendibile anche al resto d’Italia.
Dato che, come Margaret, anche molti altri pazienti, parecchi in giovane età, si rivolgono a social come Instagram e TikTok per cercare le strutture alle quali intendono rivolgersi per effettuare un intervento di chirurgia plastica o un trattamento con filler o botox, sarebbe assolutamente necessario stabilire regole più severe anche per regolamentare la pubblicità che non deve essere ingannevole promettendo interventi chirurgici realizzabili in pochi minuti, a prezzi stracciati e senza particolari indicazioni pre e post operatorie da seguire, come è avvenuto nel centro a cui si sono rivolte molte altre pazienti oltre alla povera Margaret.
Alla giovane era stato detto da chi l’aveva presa in carico che poteva tranquillamente mangiare e bere prima dell’intervento di rimodellamento del naso e questa, secondo le ipotesi di indagine, potrebbe essere stata una delle cause che hanno portato al suo decesso oltre che un’eventuale allergia all’anestetico o una patologia pregressa non rivelata per mancanza di una corretta anamnesi.
Quello che è successo a Margaret non deve più capitare a nessun altro paziente, ma oltre ad una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini, urgono provvedimenti che mettano una volta per tutte in sicurezza un settore della medicina che per troppo tempo è rimasto senza regole e controlli.