Diversi siti web istituzionali sono stati hackerati nella mattinata di sabato 11 gennaio, all’indomani della visita in Italia del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’attacco ha colpito, tra gli altri, i portali dei ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti, degli Esteri e dello Sviluppo economico: si è trattato di un’azione di tipo DDoS (distributed denial of service, negazione distribuita del servizio), che consiste nell’inondare i siti con un massiccio traffico di dati in entrata proveniente da molte fonti diverse, fino a renderli non più in grado di funzionare. Colpiti anche i portali di Consob, Carabinieri, Marina e Aeronautica militare, nonché i siti di aziende del trasporto pubblico locale come l’Atac di Roma, l’Amat di Palermo e l’Amt di Genova. L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale sta supportando l’attività di ripristino dei vari siti e la mitigazione degli attacchi. Tra le strategie difensive usate contro questi attacchi ci sono il “geofencing”, cioè il blocco alle richieste d’accesso provenienti da alcune aree geografiche (ad esempio la Russia) e il reindirizzamento del traffico.
A rivendicare l’offensiva è stato il collettivo filorusso “NoName057(16)“: “Il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha confermato il continuo e completo sostegno all’Ucraina durante un incontro con Volodymyr Zelensky durante la sua visita”, ha scritto sul proprio canale Telegram. “Secondo Meloni, l’Italia aiuterà l’Ucraina a difendere i propri interessi e a raggiungere una pace giusta e duratura. I negoziati sono durati circa un’ora e miravano a rafforzare la posizione di Kiev. L’Italia dovrebbe iniziare ad aiutare sé stessa, e prima di tutto la sua sicurezza informatica”. Il gruppo ha dichiarato la propria esistenza per la prima volta a marzo del 2022, e da allora ha rivendicato diversi cyberattacchi a siti istituzionali ucraini, Usa ed europei, tra cui – il 7 maggio scorso – il sito personale della premier Giorgia Meloni: lo scorso 28 dicembre l’ultima azione contro diversi siti di enti pubblici italiani, tra cui quello del ministero degli Esteri e quelli degli aeroporti milanesi di Linate e Malpensa.