È uscito il libro autobiografico scritto da Valentina Petrillo intitolato “Più veloce del vento. Il viaggio della prima atleta transgender verso la felicità”, edizioni Capovolte, testo arricchito da Claudio Arrigoni e lavorato da Ilaria Leccardi, con illustrazioni di Domitilla Marzuoli. Petrillo è un’atleta paralimpica napoletana specializzata nei 400 e 200 metri. 50enne corre nella categoria T12 tra le atlete ipovedenti. È la prima sportiva transgender ad aver indossato la maglia azzurra in ambito internazionale e ha un altro record assoluto, risultando la prima atleta transgender al mondo ad aver gareggiato a una Paralimpiade (Parigi 2024). Ha vinto due bronzi ai Mondiali Paralimpici del 2023 (200 e 400 m). In occasione della sua partecipazione ai Giochi Paralimpici parigini fu criticata aspramente, tra gli altri, anche dalla scrittrice JK Rowling che la definì “orgogliosa imbrogliona senza vergogna”.
“A un certo punto della mia vita e della mia carriera sportiva, leggendo vari articoli, libri, ascoltando interviste e partecipando ad una serie di eventi pubblici mi sono accorta di quanto ci sia bisogno di chiarezza su un argomento ancora oggi troppo stigmatizzato”, dice Petrillo a ilfattoquotidiano.it. “Ho pensato di raccontare le vicende della mia vita e mentre lo facevo ho sentito il bisogno di chiarire alcuni aspetti legati alle vite delle persone ipovedenti, transgender, ma non solo. Con la semplicità e la spontaneità che contraddistingue il mio stile racconto di me”. “Lavorare a questo progetto è stata un’ulteriore sfida con me stessa”, afferma la velocista. “Mentre scrivevo mi sono accorta che tante cose che credevo fossero ormai archiviate del mio passato in realtà non lo erano ancora completamente. Ho cercato e ho trovato alcune risposte che nella testa non ero mai stata in grado di risolvere. È stato impegnativo ma sono molto soddisfatta del risultato finale. La definisco una storia avvincente”.
Ha fatto molto discutere la sua partecipazione alle Paralimpiadi in gara contro atlete donne. Al Fatto.it Petrillo fa una riflessione sulle regole esistenti e afferma che “esiste una sostanziale differenza di trattamento delle persone transgender tra il mondo Olimpico e quello Paralimpico”. In particolare commenta: “alcune Federazioni facenti capo al CIO tra cui World Athletics e World aquatics hanno recentemente preso delle decisioni molto restrittive impedendo di fatto la partecipazione delle atlete transgender adducendo ad esse l’acquisizione di un presunto vantaggio derivante dall’attraversamento della pubertà maschile”. Nel libro questa tematica viene affrontata nella parte a cura di Arrigoni. “In pratica queste Federazioni imputano al testosterone l’unico oggettivo elemento che possa essere in grado di determinare un certo tipo di performance. Gli studi scientifici a riguardo”, aggiunge Petrillo, “tra cui quello commissionato dal CIO e pubblicato nel 2004 dimostrano invece lo svantaggio esistente fra le persone transgender nei confronti sia degli uomini cisgender che delle donne cisgender”. Nel mondo Paralimpico invece viene rispettata la scelta identitaria dell’individuo, basandosi sul principio della non presunzione di superiorità. “Pertanto”, commenta l’autrice, “viene rispettato il principio che nascere di sesso maschile non voglia dire automaticamente essere più forte di una donna, principio piuttosto evidente”.
Arrigoni è il più importante giornalista italiano che racconta gli sport paralimpici, scrive per Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport, collabora con la Rai. Ha seguito e commentato nove Paralimpiadi estive e sei invernali. Contattato dal Fatto.it Arrigoni, dopo aver avuto modo di conoscerla direttamente, racconta che “Valentina è davvero una persona che va più veloce del tempo. Non solo perché è una delle sprinter paralimpiche più forti del mondo. Anticipa quello che la società dovrebbe essere: libera e bella nella diversità che colora il mondo”. Il giornalista co-autore del libro aggiunge che “Petrillo ha segnato un momento storico nella storia dello sport per la sua prima partecipazione assoluta a una Paralimpiade in qualità di atleta transgender, ma ha saputo farlo con il sorriso, senza polemiche, raccontandosi e raccontando il mondo intorno a lei, sapendo di essere capita a volte e altre meno”. Arrigoni ha scritto “Paralimpici” (Hoepli) ed è fra gli autori di “Comunicare la Disabilità. Prima la persona” (2024), prima guida italiana alla comunicazione corretta sulla disabilità dell’Ordine dei Giornalisti, scritto insieme a Lorenzo Sani e al compianto giornalista con disabilità motoria Antonio Giuseppe Malafarina.
“Dopo i primi segnali evidenti, sin dall’infanzia, che qualcosa non fosse propriamente conforme ai canoni, mi sono ritrovata sola a riflettere; non ho avuto gli strumenti giusti per capire cosa avessi realmente dentro”, rivela l’autrice e sprinter. “Ciò che vedevo in televisione e ciò che mi riportavano in famiglia erano solo esempi negativi: ‘transessualità’, un termine connotato e sempre accostato a modelli negativi; avrei tanto avuto bisogno di vedere un esempio virtuoso, di normalità, anche nello sport, elemento di vita per me così importante. Mi è mancato, insomma, vedere me stessa” riflette nero su bianco. “Ecco perché ho deciso di scrivere questo libro: per rendere reale una possibilità. Lo faccio per me stessa”, sottolinea, “per la Valentina che ha vissuto nell’ombra, ma soprattutto lo faccio per tuttə coloro, specialmente giovani, che da quell’ombra possono uscire, anche attraverso lo sport”. La sportiva paralimpica denuncia che “l’accesso allo sport è ancora troppo spesso precluso a chi affronta una transizione di genere. La mia storia e la mia battaglia raccontano la dignità di un percorso e gridano al mondo che, sì, è possibile”. A chi è dedicato il testo lo spiega Petrillo. “Dedico queste righe a chi vede diversamente, pensa diversamente, vive diversamente perché nessuno si senta più ai margini della società, perché la diversità sia fonte di ispirazione, sia da stimolo per apprezzare le nostre unicità”, afferma Petrillo. “Nel corso della mia vita ho combattuto contro la mia natura, ci ho provato, ma alla fine ha vinto lei: Valentina. Ho vissuto troppi anni nascondendomi, vergognandomi, colpevolizzandomi, e se l’ho fatto è stato solo perché avevo paura del giudizio della società. Oggi”, aggiunge l’atleta ipovedente, “non è il giudizio che temo, bensì il pregiudizio. Sono pronta a essere giudicata, ma per favore, prima di farlo, permettetemi di raccontarvi il mio percorso di vita (attraverso questo libro, ndr)”.
Arrigoni infine sottolinea che “è stato un onore e un piacere poter collaborare con lei insieme a Ilaria Leccardi, bravissima giornalista che sa mettere il cuore nelle storie che presenta attraverso Capovolte Edizioni. Una storia come quella di Valentina rientra fra quelle che riescono a segnare una strada. La nostra speranza”, conclude, “è che il fatto di poterla raccontare e diffondere possa servire a evitare discriminazioni future. Per poter vivere in una società che apprezzi e valorizzi ogni condizione. Come Valentina, correndo verso la felicità”.