Resta in piedi il referendum popolare per l’abrogazione totale della legge sull’autonomia differenziata, anche dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimi i contenuti principali della riforma firmata dal ministro Roberto Calderoli. Lo ha deciso l’Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione con un’ordinanza approvata giovedì, che ha “salvato” la raccolta firme di sindacati e associazioni. Cade invece il quesito sull’abrogazione parziale, proposto da cinque Consigli regionali a maggioranza di centrosinistra (Campania, Emilia-Romagna, Toscana, Sardegna e Puglia): secondo la Suprema Corte, infatti, le norme messe in discussione sono già state di fatto svuotate dalla sentemza. Ora l’ultima parola spetta ancora alla Consulta, che dovrà esprimersi sull’ammissibilità del quesito: l’articolo 75 della Costituzione, infatti, vieta il referendum sulle leggi tributarie e di bilancio, e la riforma riscrive anche il sistema di ripartizione dei tributi tra Stato e Regioni.

Dopo la decisione della Corte costituzionale, il governo – e in particolare il ministro della Giustizia Carlo Nordio – aveva sostenuto che il voto non si sarebbe più dovuto tenere. Ora la Suprema Corte ha detto il contrario e i promotori e le opposizioni esultano. “Vogliamo abrogare completamente questa legge ingiusta e dalla Cassazione arriva una conferma importante che questo referendum si può fare”, dichiara la vicepresidente del Comitato nazionale contro l’autonomia differenziata, la segretaria confederale Uil Ivana Veronese. Per Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil, “su un disegno di questa portata la via maestra è un referendum che consenta al corpo elettorale di esprimere la sua opinione. A nostro avviso quella legge può ancora produrre molti danni alla tenuta e alla coesione del Paese, aumentando ulteriormente diseguaglianze sociali e divari territoriali, oltre a compromettere le prospettive dell’intera economia italiana”.

La segretaria del Pd Elly Schlein definisce il verdetto della Cassazione “una buona notizia”: “Dopo il pronunciamento della Consulta che smontato la riforma, bisognerebbe che il governo si fermasse: è l’unico modo che ha per recuperare credibilità. Noi andremo avanti in questa battaglia”. “Il governo si fermi” è anche il grido di Alessandra Todde, governatrice M5s della Sardegna, una delle regioni promotrici del referendum abrogativo parziale: “La Sardegna ha combattuto in prima fila per difendere la sua specialità e per opporsi a una legge iniqua che spacca l’Italia e aumenta le disuguaglianze. La Sardegna vuole avere l’opportunità di diventare locomotiva d’Italia e difenderà con le unghie e con i denti le risorse e le opportunità che gli spettano”. Nello stesso, però, il governatore veneto Luca Zaia garantisce che il progetto non si arresta: “Noi andiamo avanti. Siamo capofila assieme alla regione Lombardia, la Regione Liguria, la Regione Piemonte anche su questo fronte”, dice in Consiglio regionale. E poi, parlando con i giornalisti, inaugura la campagna per l’astensione: “Io penso che sia fondamentale che chi crede nell’autonomia non deve andare a votare. Mi sembra logico, visto e considerato che questo è un referendum con quorum. Quindi la partita si giocherà su questo punto”. Più istituzionale, invece, il presidente del Senato Ignazio La Russa (FdI): “Se ci sarà un referendum ben venga, saranno gli italiani a decidere”, dice allo scambio di auguri con la stampa parlamentare.

Per il leader dei Verdi Angelo Bonelli, quella della Suprema Corte è “una decisione importante contro una legge che aumenta le disuguaglianze tra i territori e indebolisce l’unità nazionale. La Corte costituzionale, con la sua sentenza, aveva già demolito sostanzialmente la legge Calderoli sull’autonomia differenziata, andando oltre le aspettative. Ora la Cassazione ribadisce che il quesito sull’abrogazione totale deve andare avanti, nonostante i tentativi del governo di fermarlo”. Il Movimento 5 stelle esulta con una nota dei suoi rappresentanti nelle Commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato: “Nuova sonora bocciatura per il governo e per la maggioranza che sono andati avanti a testa bassa nell’approvazione della legge, nel contrasto al referendum e nella volontà di perseverare anche dopo che la Corte Costituzionale ha svuotato la legge cancellandone i pilastri principali. Adesso la Cassazione smentisce le affermazioni emerse dal centrodestra e stabilisce che è pienamente legittimata la richiesta di abrogare totalmente l’Autonomia differenziata”. “Ci aspetta una splendida primavera referendaria, dove gli italiani saranno chiamati anche a esprimersi sul referendum cittadinanza che abbiamo promosso insieme alle associazioni di nuovi italiani”, scrive invece il segretario di +Europa Riccardo Magi. “Sarà una grande occasione di mobilitazione per avviare una necessaria riforma della legge sulla cittadinanza attesa da tanti anni e per fermare una pessima riforma varata dal governo Meloni”.

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