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“La mia pelle esplodeva, sentivo le fiamme nel corpo”: contrae un batterio mangia-carne con un’iniezione dimagrante e resta sfigurata

E' quanto successo a Bea Amma, 23 anni, di Miami, dopo essersi sottoposta a un intervento di chirurgia estetica presso una spa medica non autorizzata in California

di 30science per Il Fatto
“La mia pelle esplodeva, sentivo le fiamme nel corpo”: contrae un batterio mangia-carne con un’iniezione dimagrante e resta sfigurata

Un’aspirante modella di bikini si è ritrovata a combattere contro una rara infezione “mangia-carne”, dopo essersi sottoposta a una serie di iniezioni “sciogli-grasso” come regalo di compleanno anticipato. Bea Amma, 23 anni, di Miami, ha visto la sua “pelle esplodere” e ha confessato su TikTok di aver sentito come se “un fuoco si fosse diffuso nel suo corpo” dopo essersi sottoposta a un intervento di chirurgia estetica presso una spa medica non autorizzata in California. I medici hanno affermato che la paziente ha contratto un micobatterio resistente ai farmaci, che si è diffuso attraverso le fiale contaminate presenti nella clinica.

Bea si era iscritta al programma di iniezioni dopo esser stata contattata dalla spa medica su Instagram, promuovendo quello che hanno definito uno “straordinario composto” di vitamina B12 e acido desossicolico. Ora però la modella è indebitata e ha accumulato migliaia di dollari di spese mediche nel tentativo di combattere la terribile infezione. “Ho provato per la prima volta le iniezioni di B12 quando ho iniziato a lavorare come addetta alle vendite, e mi hanno fatto sentire benissimo”, ricorda Bea. “Forse era un placebo, forse era reale, non ne sono del tutto sicura”, aggiunge. “Ma mi ero appena trasferita a Los Angeles, lavoravo senza sosta e pensavo che una carica di energia potesse aiutare. Poi questa spa medica – continua – mi ha contattato su Instagram, promuovendo quello che hanno definito un’’composto straordinario’di B12 e acido desossicolico. A quel tempo, ero davvero concentrata sul diventare una modella di fitness e bikini, quindi il mio aspetto era tutto. L’Instagram della med spa era piena di impressionanti foto del prima e dopo. Tutto sembrava così legittimo. Avevano un bell’allestimento, uno spazio pulito e dei certificati sul muro (che poi ho scoperto essere falsi)”.

Bea ha fissato un appuntamento e si è sottoposta alle iniezioni, ma meno di un giorno dopo ha iniziato ad avvertire effetti collaterali orribili: “Nel giro di 24 ore, ho avuto brividi estremi, febbre – racconta – e questa intensa nebbia cerebrale. Ho pensato che forse il mio sistema immunitario era semplicemente a terra, all’inizio non pensavo fosse niente di grave”. La sera seguente è andata a un appuntamento, ma poi è stata costretta ad andarsene presto perché non si è sentita bene. “Mentre tornavo a casa, tremavo, come se stessi per svenire”, racconta. “Mi sentivo davvero strana. Fortunatamente, sono riuscita a tornare al mio studio, mi sono avvolta nelle coperte, ho acceso il riscaldamento e ho preso dell’ibuprofene per cercare di abbassare la febbre”, aggiunge.

Mentre la febbre si abbassava, i siti di iniezione hanno cominciato a gonfiarsi, indurirsi e bruciare: “Sentivo come un fuoco che si diffondeva nel mio corpo. La mia pelle si assottigliava e poi si spaccava, ora dopo ora”, sottolinea Bea. “Avevo così tanto dolore che sono andata al pronto soccorso, ma i dottori erano perplessi. Mi hanno detto: ‘Beh, non è necrosi. Dovrai vedere un dermatologo’. Nel frattempo, la mia pelle stava letteralmente scoppiando”, aggiunge.

Bea contattò quindi la med spa, ma è stata ignorata per giorni. Quando finalmente hanno risposto, lo hanno fatto con ostilità. “Mi hanno insultato, chiamandomi ‘rompiscatole’ e dicendo: ‘Buona fortuna a farci causa. È solo una reazione allergica, non è colpa nostra’”, aggiunge Bea. La donna ha affermato che il proprietario della spa le avrebbe addirittura offerto 800 dollari (630 sterline) di rimborso se avesse firmato un documento in cui si impegnava a non fare causa. “Non potevo credere a tanta audacia”, ha detto la 23enne. Alla ricerca disperata di risposte, Bea si è rivolta a due diversi dermatologi che le prescrissero antibiotici e steroidi, ma nulla ha funzionato. Fu costretta a letto, a malapena in grado di muoversi. “Ero nuova a Los Angeles, non avevo parenti intorno, e una collega che mi conosceva solo da un mese mi ha accolta”, racconta. “Mi ha detto: ‘Vieni a vivere con me e la mia famiglia perché ho paura che morirai da sola’”, aggiunge. “Ha fatto tutto per me. Mi ha cucinato i pasti, mi ha aiutato a fare la doccia e mi ha aiutato a vestirmi. Le mie braccia – continua – erano ferite completamente aperte, la mia schiena si stava spaccando e la pelle dello stomaco ha iniziato a reagire allo stesso modo”.

Una notte la situazione peggiorò così tanto che Bea fu portata d’urgenza in ospedale alle 3 del mattino. La modella fu sottoposta a una terapia antibiotica per via endovenosa e trascorse quattro mesi in ospedale, ma la sua pelle continuava a lacerarsi. “Le mie articolazioni – sottolinea la 23enne – erano così infiammate che non riuscivo a muovere le dita, piegare le ginocchia o persino sollevare le braccia. Ero completamente dipendente dalle infermiere. L’isolamento era opprimente. Una mattina, ho trovato un set d’arte lasciato sul mio tavolo. Non so ancora chi l’abbia lasciato, ma quel set mi ha salvato. Mi ha dato un modo per incanalare il mio dolore in qualcosa che potevo controllare”. Dopo numerosi esami, i medici hanno stabilito che l’infezione si era diffusa a causa di fiale contaminate. “C’era così tanta infezione nel mio corpo che non poteva provenire solo dai materiali di iniezione”, dice Bea. “La diffusione ad ogni sito ha mostrato che le fiale dovevano essere contaminate”, aggiunge. I costi delle cure sono stati esorbitanti: milioni di dollari in spese mediche, con spese correnti pari a 17mila dollari a settimana, ben oltre quanto la sua assicurazione potesse coprire.

“Solo i miei costi ambulatoriali superano i 70mila dollari”, afferma Bea. “Ricevo avvisi e fatture ogni settimana, ma non riesco più a guardare i totali. Effettuo il pagamento minimo solo per evitare le riscossioni, ma è tutto ciò che posso fare”, aggiunge. Bea ha incontrato degli ostacoli anche quando ha cercato di intentare una causa contro la spa per ottenere un risarcimento. “Ho provato a intentare una causa legale, ma quando gli avvocati hanno scoperto che la spa non aveva un’assicurazione, hanno abbandonato il caso, dicendo che non c’erano soldi da recuperare”, dice. Senza alcun supporto da parte delle autorità legali o mediche, Bea si è rivolta ai social media per condividere la sua storia, nella speranza di sensibilizzare e mettere in guardia gli altri sulla mancanza di regolamentazione nel settore cosmetico.

“Un’amica mi ha incoraggiata a postare la mia storia su TikTok, nonostante fossi terrorizzata dal giudizio”, ammette. “Ma la risposta è stata incredibile. Le persone mi dicono che vedere la mia storia le ha ispirate a rispettare di più il proprio corpo, a prendere il controllo della propria salute”, osserva Bea, che ha 68,6k follower. “Quello che è successo a me non dovrebbe succedere a nessuno. Questi posti promettono soluzioni rapide – continua – ma operano senza una regolamentazione adeguata. La spa in cui sono andata non aveva un medico in loco. Mi sono fidata di loro, ma non erano professionisti del settore medico. È spaventoso pensare che le persone ricevano prodotti contraffatti o siano curate da personale non qualificato. Se non c’è un medico presente, allontanati. Ma anche in quel caso, come fai a sapere che sono legittimi? Queste attività ingannano le persone ogni giorno e questo deve finire”, conclude.

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