Tutto da rifare, tre anni e mezzo dopo. L’udienza preliminare per l’incidente del Mottarone, in cui nel maggio del 2021 morirono 14 persone, dovrà essere celebrata di nuovo da capo. La gup Rosa Maria Fornelli non ha revocato la propria ordinanza, con cui chiedeva alla procura di modificare i capi d’imputazione, restituendo il fascicolo al procuratrice di Verbania Olimpia Bossi e alla pm Laura Carrera. Prima dell’estate era attesa la decisione del giudice sulla richiesta di rinvio a giudizio degli imputati da parte della Procura di Verbania. Ora invece si dovrà ricominciare tutto daccapo.
La giudice ha anche rigettato le eccezioni sollevate dalle difese. A questo punto, il procedimento per l’incidente nell’impianto funiviario di Stresa, avvenuto tre anni e mezzo fa, dovrebbe tornare indietro alla fase della chiusura delle indagini e di una nuova richiesta di rinvio a giudizio, con la fissazione di una seconda udienza preliminare. La prima si era aperta il 17 gennaio: dieci mesi più tardi, dopo due ore in camera di consiglio, la giudice Fornelli ha deciso di restituire gli atti alla procura. Una regressione nel processo attesa, dopo che nelle scorse udienze in tribunale a Verbania era andato in scena lo scontro sulla formulazione delle ipotesi di reato.
Il 18 giugno, la procura aveva chiesto sette rinvii a giudizio: per Luigi Nerini, il titolare della società che gestiva l’impianto di risalita di Stresa, per l’allora caposervizio Gabriele Tadini, per il direttore d’esercizio Enrico Perocchio, per Martin Leitner, vicepresidente di Leitner, per Peter Rabanser, responsabile del customer service, e per le due società Ferrovie del Mottarone e Leitner. Nei confronti del presidente del cda di Leitner, Anton Seeber, aveva invece avanzato richiesta di proscioglimento per mancanza di elementi, non avendo lo stesso le deleghe societarie sugli impianti a fune. I reati contestati a vario titolo sono attentato alla sicurezza dei trasporti, rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose gravissime e anche il falso.
Un mese più tardi, il 23 luglio, anziché decidere sulle richieste formulate dalla procura, la gup Fornelli aveva chiesto ai pm di modificare i capi d’imputazione. Come prevede la riforma Cartabia, la giudice aveva chiesto ai pm di escludere l’aggravante dell’antinfortunistica e la sussistenza dei reati dolosi, accogliendo le tesi difensive. Ma per gli inquirenti a causare l’incidente con i 14 morti furono i mancati controlli: la fune era corrosa ben prima dell’incidente e una corretta manutenzione avrebbe potuto rilevarlo. E poi l’uso costante dei forchettoni non lasciò scampo. Per questo motivo i pm, nell’udienza del 12 settembre, si erano opposti alla richiesta della giudice, sostenendo che la gup non avesse “il dominio incontrastato” sulla “qualificazione giuridica dei fatti”, e non avesse poteri tali “da comportare situazioni in cui in cui il pubblico ministero, al fine di evitare la restituzione degli atti e la regressione del procedimento, si trovi, di fatto, costretto a stravolgere l’impianto accusatorio”. A tre anni e mezzo dalla strage del Mottarone le vittime della funivia chiedono ancora giustizia.