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Caos treni, i nodi vengono al pettine: le strategie di Salvini per Fs sono un fallimento

Caos treni, i nodi vengono al pettine: le strategie di Salvini per Fs sono un fallimento
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I nodi vengono al pettine. Mentre la politica si “trastulla” per l’ennesima volta sull’ipotesi di privatizzazione delle Ferrovie dello Stato, crescono le criticità sulla maggiore tratta nazionale, l’Alta Velocità Milano-Bologna-Firenze-Roma-Napoli. Il guasto odierno tra le stazioni di Roma Termini e Tiburtina che ha causato la soppressione di un centinaio di treni ed enormi ritardi dimostra che le strategie adottate dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini per il gruppo Fs sono sbagliate.

Stressare la struttura di Rfi (già fortemente inefficiente) solo sull’enorme spesa – da realizzare nel Pnrr – per nuove opere da completare per il 2026 si è rivelato un errore strategico. Già quest’estate i passeggeri se ne sono accorti con l’interruzione di molte linee ferroviarie. Trascurare i grandi nodi e i 16 mila km di rete tradizionale si sta rivelando fallimentare. Rfi fa la fine della rana che bevve tutta l’acqua del bosco e finì per scoppiare.

Gli incidenti, per fortuna non gravi come il recente tamponamento tra due treni merci a Milano Greco Pirelli, hanno interessato questi nodi strategici della rete e sconvolto la circolazione dei treni, e hanno messo a nudo numerose criticità tecnico-organizzative del sistema ferroviario che stanno venendo tutte a galla. Sulla linea ad Alta velocità i problemi di circolazione dei treni si fanno sempre più gravi, con guasti e quindi ritardi quotidiani. In particolare è la congestione dei nodi a causare tanti disagi e ritardi ai passeggeri.

Tre le cause principali che hanno “stressato” la rete: l’aumento del numero di treni sulle linee ad Alta Velocità ha ridotto gli spazi (tempi d’intervento) da parte dei tecnici per la manutenzione ordinaria e straordinaria di binari, degli apparati tecnologici, dei passaggi a livello, di scambi, segnali, giunti e circuiti di binario; le continue modifiche della struttura operativa di Rfi, che rispondono più ad esigenze clientelari che gestionali; i continui avvicendamenti ai vertici con il cambio dei governi, che hanno reso caotica l’organizzazione del lavoro.

C’è una gravissima carenza organica di personale derivante da ingiustificati blocchi delle assunzioni. Blocchi che hanno favorito le esternalizzazioni ad aziende private, come quella che gestiva la manutenzione a Brandizzo (To). Si tratta di attività spesso eseguite fuori dalle norme di sicurezza, con modesti risultati tecnici e alti costi pubblici. E i risultati negativi si vedono oramai quotidianamente.

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