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Omicidio Sharon Verzeni, il verbale di Moussa Sangare: “Mi urlava: “Perché? Sei un codardo”. Dopo averla uccisa mi sentivo libero”

Omicidio Sharon Verzeni, il verbale di Moussa Sangare: “Mi urlava: “Perché? Sei un codardo”. Dopo averla uccisa mi sentivo libero”
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“Ho incrociato la ragazza prima da davanti. Non aveva la borsa; portava gli occhiali, avrei detto che avesse i capelli biondi; indossava jeans e aveva le cuffiette nelle orecchie. A quel punto l’ho seguita da dietro, l’ho toccata sulla spalla con la mano sinistra e le ho detto: “Scusa per quello che sta per accadere”. Lei ha tolto le cuffiette quando si è sentita toccare. Ha sentito la frase. Ho preso il coltello. La prima coltellata l’ho data al petto e il coltello è rimbalzato. Lei stava scappando, sono sceso dalla bici, l’ho rincorsa e l’ho colpita alla schiena più volte, tre o quattro. Lei ha urlato chiedendo “perché?”, dicendo “sei un codardo, sei un bastardo”. Poi ho ripreso la bici e velocemente mi sono allontanato”. È il racconto fatto da Moussa Sangare, reo confesso dell’omicidio di Sharon Verzenila 33enne uccisa in strada a coltellate il 30 luglio a Terno d’Isola – nel corso dell’interrogatorio di convalida del fermo, reso il 2 settembre di fronte alla gip di Bergamo Raffaella Mascarino. Il contenuto del verbale è riportato dal Corriere della sera.

Sangare, 31enne disoccupato, ha sempre detto di aver accoltellato Verzeni senza un vero motivo, perché “voleva uccidere qualcuno. “Quando mi sono avvicinato a Sharon, sapevo che volevo accoltellarla. Se lei mi avesse spintonato, forse sarei scappato. Appena l’ho toccata ha iniziato a tremare”, ha detto alla gip. A casa, dopo l’omicidio, “mi veniva da piangere però al tempo stesso mi sentivo libero, pensavo “che roba”. Sul divano ho sentito una specie di comfort, come se mi fossi liberato di un peso. Il giorno dopo abbiamo fatto una grigliata con gli amici”. Mercoledì sera i carabinieri hanno tolto i sigilli alla villetta in cui Sharon viveva con il fidanzato Sergio Ruocco, sotto sequestro da oltre un mese. Da lì la donna era uscita la notte dell’omicidio per fare una della sue abituali passeggiate, imbattendosi nell’assassino.

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