Trent’anni fa, Valter Longo, attraverso una videoconferenza con il suo supervisore di dottorato Roy Walford, intraprese un viaggio alla scoperta dei segreti della longevità. Walford, rinchiuso nella Biosfera 2, un sistema ecologico artificiale nel deserto dell’Arizona, stava conducendo il primo studio umano sulla restrizione calorica, una pratica che prolungava la vita di molti animali. “Già da oltre 50 anni, si sapeva che questo tipo di restrizione calorica allungava e migliorava la vita a topi, ratti e molte altre specie, molto più di qualsiasi altro metodo o farmaco”, ricorda Longo dalle pagine del Corriere della Sera. L’idea era semplice: ridurre l’apporto calorico a lungo termine di circa il 25% al di sotto del normale. Tuttavia, l’esperienza nella Biosfera 2 e successivi studi sulle scimmie rivelarono un lato oscuro della restrizione calorica. Longo ricorda: “Alla fine dei 2 anni, anche io ero in Arizona ad aspettare l’uscita degli 8 partecipanti dalla Biosfera 2, ma rimasi sorpreso nel vedere un gruppo di persone tra le più stressate e magre che avessi mai visto“.
Studi successivi confermarono queste osservazioni. “All’University of Wisconsin, un altro ex studente di Walford ha dimostrato che le scimmie sotto restrizione calorica per tutta la vita vivevano più a lungo e con un’impressionante riduzione di insorgenza di malattie quali diabete, cancro e malattie cardiovascolari. Come per gli uomini, però, queste scimmie affamate erano magre e stressate”. Sebbene i marcatori di salute migliorassero, la longevità complessiva non aumentava significativamente: “I livelli di colesterolo, glicemia, pressione sanguigna ed il tasso di mortalità dovuto alle principali malattie erano molto più bassi rispetto alle scimmie che mangiavano normalmente, ma se si consideravano tutte le cause di morte, la longevità delle scimmie sotto restrizione calorica era solo di poco superiore a quella associata alla dieta normale”. “Questo suggeriva che, se da un lato la restrizione calorica ci insegnava che molte malattie possono essere prevenute, dall’altro aumentava il rischio di altre cause di morte, meno ovvie, ma altrettanto impattanti, come forse quelle causate da infezioni”, spiega Longo. Dopo decenni di studi, siamo arrivati a definire due tipi di digiuno con alto potenziale di aumentare salute e longevità e con bassissimi effetti collaterali”, sottolinea Longo.
Da qui è nata quindi la sua ricerca di un’alternativa, qualcosa che replicasse i benefici della restrizione calorica senza gli effetti collaterali: “Ed è stato lì, nel deserto dell’Arizona, che ho iniziato a pensare a qualcosa di alternativo, che avesse gli effetti potenti anti-invecchiamento e anti-malattie della restrizione calorica, senza causare le difficoltà e le conseguenze negative associate a questa dieta. Cosa fare?” Dopo decenni di studi, Longo ha identificato due approcci promettenti:
La dieta mima digiuno
“Dopo decine di studi clinici, sappiamo che cicli di dieta mima digiuno di 5 giorni, con una composizione vegana che simula il digiuno, possono ridurre l’età biologica di 2,5 anni, abbassando anche la glicemia e il grasso addominale, senza ridurre la massa muscolare”. Questa dieta va ripetuta 2-3 volte all’anno: “Almeno quattro studi clinici evidenziano anche gli effetti della dieta mima digiuno nella regressione di pre-diabete e diabete dopo 3-12 cicli. Molti altri studi stanno valutando il suo effetto su colesterolo, pressione sanguigna e su una varietà di malattie tra cui vari tipi di cancro, Alzheimer, malattie autoimmuni e malattie cardiovascolari”.
Il time restricted eating
“Ispirato dagli studi di Satchin Panda al Salk Institute in California sul digiuno per almeno 14 ore al giorno, ho deciso di proporne uno ridotto a 12 ore sia per renderlo più fattibile, sia per minimizzare una serie di potenziali effetti collaterali – spiega il prof. Longo -. Questo approccio è anche in linea con le mie osservazioni sui centenari, che in genere mantengono cicli non più lunghi di 12 ore di digiuno serali/notturne (per esempio cena entro le 20 e colazione alle 8)”.