Voto in Francia, ribaltato il primo turno: sinistra in testa, solo terza l’estrema destra. Mélenchon: “Tocca a noi governare”. Macron chiede “prudenza”

Non solo l’onda nera di Marine Le Pen si è fermata, ma la sinistra in Francia ha ribaltato completamente il risultato. Il blocco repubblicano, nato stanco tra diserzioni e lotte interne, è riuscito nell’impresa che nessuno (o quasi) aveva previsto. E così, a neanche un mese dallo choc per il trionfo alle Europee dell’estrema destra, il Paese ha assistitito incredulo alla lettura dei risultati del secondo turno delle elezioni legislative: il Rassemblement National è solo terzo, primo il Nuovo fronte popolare e secondo arriva il gruppo del presidente della Repubblica. Un esito che arriva dopo il salto nel vuoto di Emmanuel Macron e che ora apre scenari ancora diversi da quelli pensati nelle utlime settimane. I primi a prendere la parola a caldo sono stati i leader della sinistra unita: è partito Jean-Luc Mélenchon dicendo che a loro “spetta il governo” e che il primo ministro Gabriel Attal “deve andarsene”. Lui è intervenuto poco dopo e ha attaccato proprio la France Insoumise di Mélenchon: “L’estrema sinistra come il Rassemblement National non hanno i voti per governare”, ha detto. Il capo dell’Eliseo, che ha deciso di non parlare, ha chiesto “cautela“. E, stanto alle ultime indiscrezioni, potrebbe ora chiedere una lunga pausa di riflessione. Già martedì sarà in viaggio negli Stati Uniti, si ipotizza che possa prendere tempo fino a dopo le Olimpiadi di Parigi di fine luglio. Intanto, la vera delusione è nel campo di Jordan Bardella, arrivato vicinissmo al potere, e ora costretto a fare i conti con numeri importanti, ma totalmente ridimensionati.
I risultati – La mobilitazione chiesta ai francesi per fare “barrage” all’estrema destra c’è stata. L’affluenza, come al primo turno, è stata senza precedenti e ha toccato un nuovo record: è arrivata al 67% e bisogna tornare al 1981 per trovare cifre simili. Proprio la capacità di convincere altre persone ad andare alle urne, ha permesso al Nuovo fronte popolare della sinistra di fare il “ribaltone”. Ora però, gli occhi sono puntati sul numero di seggi che avranno all’Assemblea nazionale, non abbastanza per la maggioranza assoluta. In Francia è possibile far nascere governi con la maggioranza relativa, ma per un minimo di stabilità servono comunque numeri forti. Il Nuovo fronte popolare (Nfp) avrà 178 seggi, Ensemble 156 deputati e il Rassemblement National (RN), al terzo posto, 142 deputati, con i suoi alleati LR che hanno seguito il contestato Eric Ciotti spaccando di fatto il partito.
Fondamentale poi, sarà capire gli equilibri dentro le diverse forze. All’interno del Nuovo Fronte Popolare, la France Insoumise è testa a testa con i socialisti. Secondo gli ultimi exit-poll, i socialisti stanno quasi raddoppiando i loro deputati rispetto all’Assemblée Nationale uscente, con una stima fra i 63 e i 69 seggi (ne avevano 31). La France Insoumise viene accreditata di 68-74 deputati contro i 75 nell’ultima legislatura.
L’exploit delle sinistre – I festeggiamenti la sera del 7 luglio sono tutti per il Nuovo Fronte Popolare della sinistra. E non a caso, proprio come una settimana fa, il primo a prendere la parola è stato il leader de la France Insoumise Mélenchon: “Abbiamo ottenuto il risultato che ci dicevano impossibile”, ha detto. “Il presidente francese deve o andarsene o nominare un primo ministro tra le nostre fila“. E ancora: “La nostra vittoria verrà esaminata da più parti, in particolare dalla sinistra di tutto il mondo. Tra pochi giorni molti cercheranno di comportarsi come se nulla fosse accaduto. Ma abbiamo vinto, grazie ad una linea politica capace di unire la gente“. Poco dopo è intervenuta la segretaria dei Verdi Marine Tondelier, una delle rivelazioni della campagna elettorale: “La giustizia sociale e ambientale” e “il popolo” hanno “vinto”, “governeremo”, ha detto davanti ai suoi sostenitori. A seguire è stato il turno del leader dei Socialisti Olivier Faure: “La Francia meritava di più dell’alternativa tra neo-liberismo e fascismo”, ha detto. “Non ci presteremo ad alcuna coalizione che tradisca il voto dei francesi e che prolunghi le politiche macroniste. Noi vogliamo solo che il nostro Paese si ritrovi. Solo il programma del Nuovo fronte popolare sarà la nostra bussola”. Proprio i numeri e le coalizioni saranno il grande tema che si aprirà nelle prossime ore. Perché se, come confermato, i seggi non saranno sufficienti per un governo di maggioranza relativa forte, bisognerà aprire un nuovo tavolo. E capire come e con chi si è disposti a condividere l’esecutivo. Chi ha già mostrato preoccupazione è stato, non a caso, l’eurodeputato leader della sinistra moderata Raphaël Glucksmann: di fronte ad una “Assemblea divisa”, “dovremo comportarci da adulti”, ha detto. Ed era soprattutto rivolto agli altri membri del fronte di sinistra. Tra le tante cose da tenere sott’occhio: l’elezione di François Hollande in Corrèze. Che stasera ha detto “non essere il futuro primo ministro”. Intanto però, ha ricevuto la chiamata di complimenti da parte di Macron.
Lo smacco del Rassemblement National – Ma se il dopo preoccupa tutti, il presente è stato una secchiata d’acqua gelata per Jordan Bardella. Lui, il volto del trionfo senza precedenti delle ultime settimane e già dato per futuro primo ministro, si è presentato davanti ai giornalisti per commentare la sconfitta. “Il RN raggiunge il risultato più importante di tutta la sua storia”, ha abbozzato dallo stesso palco dove, meno di un mese fa, gridava alla vittoria storica. “Purtroppo gli accordi elettorali pericolosi privano i francesi di una politica di risanamento. Questa sera i loro accordi elettorali gettano la Francia nelle braccia dell’estrema sinistra di Melenchon”. La colpa, ha detto Bardella, è tutta della “alleanza del disonore” del blocco repubblicano. Bardella ha chiuso sostenendo che, comunque, da stasera si apre una nuova fase della politica francese: “Di fronte al partito unico“, ha detto, “questa sera tutto comincia“. “Sarò qui, per voi, con voi fino alla vittoria. Stasera è caduto un vecchio muro e nulla può fermare un Paese che ha cominciato a sperare”. Di sicuro il RN avrà molto da pensare: farsi superare sul traguardo è una delle sconfitte più dolorose, ma se l’obiettivo sono le prossime presidenziali, la maratona è appena iniziata. E presentarsi come l’unica alternativa a una maggioranza, non può che fare loro bene.
Macron prende tempo. Attal attacca gli estremi (e anche Mélenchon) – Il capo dell’Eliseo ha deciso di non parlare. Ha solo fatto sapere che “chiede cautela”. Perché ancora non ha scelto chi andrà o meno al governo. Intanto, la prima mossa l’ha fatta il premier Gabriel Attal. Che ha detto si dimetterà e resterà in carica solo per gli affari correnti. Ma ha anche deciso, come una delle ultime cose, di attaccare la France Insoumise: “Questa sera nessuna maggioranza assoluta può essere data in mano agli estremi”, ha detto. “Vorrei congratularmi con i 577 deputati neo eletti. Tutti insieme rappresentano la nostra nazione. Questo scioglimento non l’ho scelto io, ma mi sono rifiutato di subirlo e con i nostri candidati abbiamo deciso insieme di lottare”, si è lasciato scappare con un accenno quasi polemico all’azzardo del suo capo. “Stasera nessuna maggioranza assoluta può essere guidata dagli estremisti, grazie alla nostra determinazione e alla forza dei nostri valori resistiamo. Abbiamo il triplo dei deputati rispetto alle stime fornite all’inizio di questa campagna”. E subito dopo il ministro dell’Interno Gérald Darmin, rieletto grazie al blocco repubblicano ha rilanciato: “Nessuno può dire di aver vinto” queste elezioni, “specialmente non il signor Mélenchon”. Ma quella crescita di Ensemble, partito dell’ex maggioranza presidenziale, è dovuta quasi esclusivamente al blocco repubblicano. E alla decisione del Nuovo fronte della sinistra di sostenere anche membri uscenti dell’esecutivo, pur di non vedere il Rassemblement National al potere. Insomma, non proprio un premio per Macron. Che comunque ora, ha di nuovo in mano tutte le carte per decidere che cosa ne sarà della Francia.