L’Europa va a destra ed a portarcela sono due donne, Giorgia Meloni e Marine Le Pen. La prima è la forza trainante, la seconda è la staffetta che per diversi anni ha cercato senza successo di sfondare le barricate europee centriste e che grazie a Giorgia adesso potrebbe finalmente strappare a Macron il premierato.

Analisti e giornalisti concordano sul ruolo prioritario della Meloni nell’attuale ‘rinascita’ o meglio ‘reinvenzione’ del fascismo europeo, un processo di riciclaggio della storia alla George Orwell dove la memoria storica viene alterata piano piano fino a riscriverla di sana pianta. Tutti i grandi dittatori conoscono bene la prassi, Mao lo fece con la rivoluzione culturale, ma Giorgia non è un dittatore, è stata legittimamente eletta ed è anche molto popolare, a conferma l’eccezionale successo di Fratelli d’Italia alle elezioni europee. È per questo che la riscrittura della storia di Giorgia Meloni è più pericolosa, è il neo-fascismo 2.0, senza grandi opposizioni e per opera di una leader pragmatica, simpatica, irriverente e preparatissima. È questa una formula vincente perché moderna, una formula che sta letteralmente trascinando il vecchio continente a destra.

È paradossale che la conferma del ritorno al passato sia emersa dalle elezioni del Parlamento europeo, organo di un’istituzione nata per non ripetere la tragedia della Seconda guerra mondiale, una tragedia messa in scena dall’ascesa della destra nazista e fascista europea. Come è paradossale che a spingere l’Europa verso il precipizio nazionalista sia ancora una volta l’Italia, e già perché il fascismo cronologicamente avvenne prima del nazismo.

La storia si ripete. Il successo di Meloni in Italia ha sdoganato la destra europea, come il successo di Mussolini sdoganò la destra nel mondo un secolo fa, su questo nessuno ha dubbi. Ma mentre il fascismo si presentò come modello socio-economico e politico innovativo, Giorgia non ha un’ideologia nuova, piuttosto nelle file del suo partito spesso si respira un’aria nostalgica, che pero’ la leader tiene a debita distanza. Il successo della Meloni resta nel suo pragmatismo e nella sua abilità mediatica, che ha letteralmente sedotto l’elettorato, specialmente quello incerto, i cosiddetti swing voters, coloro che non sono fedeli ad un partito in particolare.

In sintesi, Giorgia ha sogni ben più modesti di Mussolini, mira al premierato, alla Costituzione di un regime meno libero, più controllato dall’esecutivo, che poi, diciamocelo, è il sogno nel cassetto di tutti i leader politici democratici, una democrazia gestita dall’esecutivo. Il nazionalismo, la politica anti-immigrazione, persino l’atlantismo sono funzionali al raggiungimento di questo modello governativo.

Marine Le Pen è decisamente meno pragmatica e più ideologica di Meloni, è la destra sovranista, con grandi sogni, è per questo che con Salvini hanno fatto spesso coppia. Ma non più, Marine Le Pen ha capito che se vuole vincere in Francia deve emulare lo stile di Giorgia e abbandonare il radicalismo che l’ha distinta da sempre. Sbaglia, dunque, chi pensa che ad aprire la strada alla Meloni sia stata la staffetta con Le Pen, in realtà è il contrario. Sebbene l’esempio della seconda sia stato d’ispirazione alla prima, l’incipit del capitolo storico Meloni è stato scritto in Italia dal populista Movimento 5 Stelle. E vediamo perché.

La vittoria del M5S poggia su pochi postulati: democrazia diretta, dal basso; rifiuto e denuncia del sistema; abilità mediatica. I contenuti, agenda verde, reddito di cittadinanza e così via non rientravano in un’ideologia politica nuova, erano funzionali alla creazione della democrazia diretta digitalizzata. Tutto qui, esattamente come il premierato di Giorgia. La formula ha funzionato e il M5S è andato al governo. La stesa formula ha funzionato per Fratelli d’Italia, unico partito all’opposizione nella coalizione pro Draghi.

A differenza della Meloni, il M5S è andato al governo con l’armata Brancaleone, senza quadri, conoscenze, esperienze sul funzionamento dello Stato. Una volta dentro la palude politica è caduto vittima dei grandi alligatori, ad esempio Salvini, e delle illusioni di potere, ad esempio i lockdown. Ignaro dei vantaggi del pragmatismo politico si è ostinato a portare avanti politiche sbagliate per poi allearsi con i propri nemici.

Questi errori la navigata e pragmatica Meloni non li ha fatti ed a due anni dalla sua elezione a presidente del Consiglio Giorgia è più popolare che mai. Piangere sul latte versato non aiuta, quindi giriamo pagina e depositiamo nei testi di storia la tristissima esperienza del M5S. Prendiamo invece coscienza che il pendolo si sta nuovamente muovendo verso destra, tutte le volte che è successo ha portato lacrime e sangue.

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