Musica

Grignani: “Se sono ancora qui è un miracolo. Sangiovanni? Se avesse vissuto quello che ho vissuto io sarebbe morto di fatica, ma lo comprendo”

Il cantante, alla vigilia dell'incisione del nuovo disco, si è raccontato in un'intervista a Il Messaggero

di Francesco Canino

“Se sono ancora qui, è un miracolo”. Si è raccontato a cuore aperto Gianluca Grignani nell’intervista a Il Messaggero alla vigilia di un appuntamento importante: tra quindici giorni andrà ad incidere il suo nuovo disco che arriva a dieci anni di distanza dall’ultimo. Un nuovo inizio, dopo una vita vissuta sopra le righe, mentre è in giro per l’Italia con il tour Residui di Rock’n’Roll. La scelta del titolo? “Ero a fare un ospitata in radio con Fiorella Mannoia e Gigi D’Alessio. Mi cadde dalla tasca una cartina sospetta. Mi guardarono basiti. Io sorrisi: ‘Che c’è? Sono solo residui di rock’n’roll’”.

Nella data zero si è sfogato con la sua band, salvo poi ringraziarli via social, spiegando di volere bene ai suoi musicisti: “Non mi sono arrabbiato. Io coccolo, più che sentirmi coccolato. Sono sempre per gli altri, solo per gli altri. Anche troppo. Sono un finto difficile. La verità è che sono troppo buono. E infatti se ne approfittano”, precisa nell’intervista.

Intanto già pensa al futuro, visto che l’anno prossimo la sua canzone manifesto, Destinazione paradiso, compirà trent’anni. Come la celebrerà? Con un tour internazionale. “Andrò in tour in Sud America. E mi piacerebbe suonare sui palchi dei festival rock europei”, anticipa. Come avrebbe voluto fare nel ’96, ai tempi de La fabbrica di plastica. “Il fatto è che quel disco uscì in un periodo in cui i social non esistevano e per la musica italiana era difficilissimo imporsi a livello internazionale. Oggi con i social, vedi il caso dei Come si chiamano? (“I Maneskin”, gli suggerisce qualcuno dall’altra parte del telefono, accanto lui, ndr) Vabbè, quelli. Bravi, bravissimi. Però hanno avuto la fortuna di uscire nell’era dei social: in un attimo arrivi ovunque”.

Poi a Grignani chiedono che ne pensa della scelta di Sangiovanni di prendersi una pausa dalla musica a causa dell’eccesso di pressioni e aspettative: “Se avesse vissuto quello che ho vissuto io agli esordi a quest’ora sarebbe morto di fatica. Io ho vissuto una cosa che in Italia si vedeva ai tempi di Celentano e che poi non si è più vista: quando andavo a presentare i dischi, le città si bloccavano per via dei bagni di folla. Però lo comprendo. Io mi sfogai con La fabbrica di plastica: se sono ancora qui, è un miracolo”. E non si sottrae ad un giudizio tranchant sull’industria discografica: “A un certo punto ho pensato di dover morire per essere compreso. Sia chiaro: non ho mai pensato a gesti estremi. Ma pensavo: ‘Forse mi capiranno solo quando sarò morto'”.

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