Ancora un suicidio in carcere, il terzo nel giro di 24 ore e solo l’ultimo caso di un trend che ha visto nelle scorse settimane lanciare un allarme sul fenomeno e portare all’audizione che in audizione davanti alla Commissione giustizia della Camera il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo. Un giovane detenuto del carcere di Castrogno a Teramo, di circa 20 anni, si è tolto la vita impiccandosi nel bagno nel giorno del suo compleanno. A lanciare l’allarme, secondo quanto riportano i media locali, è stato il compagno di cella. Sono subito intervenuti gli agenti della Polizia penitenziaria e poi gli operatori del 118, che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del giovane. Si tratta del secondo suicidio avvenuto a Castrogno, con modalità analoghe, nel giro di un mese e mezzo: a fine gennaio si era tolto la vita un detenuto di 37 anni.

Martedì i morti sono stati addirittura due. Il trapper Jordan Jeffrey Baby, 27 anni, è stato trovato in cella privo di vita con una corda al collo. Jordan Tinti aveva una condanna per una rapina aggravata dall’odio razziale. Il giovane, che aveva alle spalle altri tentativi di togliersi la vita, è morto in una cella del carcere di Torre del Gallo a Pavia, dove stava scontando una pena a 4 anni e 4 mesi. Tre mesi fa Jordan era stato stato trasferito in una comunità pavese, dopo aver ottenuto la misura dell’affidamento terapeutico. Ma la misura era stata poi sospesa dal Tribunale di Sorveglianza che ha disposto il ritorno in carcere del giovane trapper. Jordan aveva già tentato il suicidio in passato e aveva confidato al suo avvocato di avere subito maltrattamenti e abusi durante la sua detenzione.

Un detenuto straniero di 33, sempre martedì, si è tolto la vita nel penitenziario di Secondigliano. L’uomo, un senza fissa dimora, scontava una pena per omicidio ed era noto perché nell’agosto del 2019 per essere stato l’unico detenuto evaso dal carcere di Poggioreale in cento anni di storia. La morte di Robert, questo il suo nome, si aggiunge a quella di altri quattro detenuti che si sono tolti la vita in un carcere della Campania. Secondo il Garante campano delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello, “il tasso di suicidi in carcere è 20 volte superiore ai suicidi delle persone libere. Occorrono risposte concrete qui e ora, prima che ci sia l’irreparabile”.

Poco settimane fa, il 27 febbraio, un detenuto di 45 anni si è tolto la vita la scorsa notte nella casa circondariale della Dogaia di Prato. Il 45enne era arrivato da poco nel carcere pratese, trasferito da un altro istituto penitenziario. Mentre il 16 febbraio la procura di Lecce ha aperto un’indagine dopo la morte per impiccagione di un detenuto del carcere del capoluogo salentino. Il decesso risale al 14 febbraio scorso. Un 49enne fu trovato impiccato nella sua cella.

Durante il suo intervento davanti alla Commissione giustizia della Camera, il 21 febbraio, Russo aveva spiegato che dei 19 casi si suicidio registrano fino a quel giorno “dieci sono stati detenuti in fase di custodia cautelare”. Nell’analisi del Dap un focus è stato dedicato al carcere di Verona dove dallo scorso novembre ad oggi sono avvenuti ben cinque casi di suicidio. Ma l’amministrazione non avrebbe rilevato nulla di anomalo sia nel “percorso trattamentale” che nella detenzione.

Se hai bisogno di aiuto o conosci qualcuno che potrebbe averne bisogno, ricordati che esiste Telefono amico Italia (0223272327), un servizio di ascolto attivo ogni giorno dalle 10 alle 24 da contattare in caso di solitudine, angoscia, tristezza, sconforto e rabbia. Per ricevere aiuto si può chiamare anche il 112, numero unico di emergenza. O contattare i volontari della onlus Samaritans allo 0677208977 (operativi tutti i giorni dalle ore 13 alle 22)

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