“Gentile Ministra, siamo nuovamente a sollecitare un incontro per sapere se e quali iniziative il Ministero abbia adottato ovvero intenda adottare per migliorare la situazione dell’INL”. Inizia così la lettera indirizzata alla ministra del Lavoro Marina Calderone, firmata dai sindacati del pubblico impiego di Cgil, Cisl, Uil, Flp, Usb, Consintesa, Confsal che rappresentano i dipendenti dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl). Oggetto: “Richiesta urgente di intervento normativo”. Dopo la tragedia del cantiere Esselunga di Firenze, Calderone ha annunciato una stretta sulle regole della sicurezza nei luoghi di lavoro. Ma senza i controlli rischia di essere solo “fumo negli occhi“, come denunciano i sindacati dell’Inl. Perché chi li deve fare, i controlli, lavora per un ente che non riesce nemmeno ad assumere nuovo personale, rimanendo pesantemente sotto organico e povero di “risorse, dotazioni e strumenti a disposizione del personale”.

Ma chi li sente? Finora la ministra non ha risposto. “La strage di lavoratori di Firenze dei giorni scorsi ha messo in luce anche per l’opinione pubblica dati di fatto che a noi sono ben noti e che Le abbiamo rappresentato anche nella nostra ultima richiesta di incontro, tuttora priva di riscontro“, scrivono i sindacati a Calderone. Per punti: “La carenza di personale – ispettivo e non solo -, la rinuncia di molti vincitori di concorso a prendere servizio per la scarsa attrattività dell’Ente, la presenza di graduatorie da scorrere integralmente prima della loro scadenza e la carenza di infrastrutture informatiche adeguate”. Con un dettaglio che riguarda da vicino l’edilizia e i cantieri come quello di Firenze, dove sono morti cinque lavoratori. Gli ispettori tecnici dell’Inl, unici preposti all’ispezione del rispetto dei dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro come i cantieri, fino a pochi mesi fa erano circa 200, a fronte di oltre 100 province da presidiare. “Non bisogna poi stupirsi se a Firenze c’è solo un ispettore tecnico: questo la dice lunga sui controlli che possono essere effettuati”, evidenzia l’Usb.

Un problema che nemmeno i concorsi riescono a risolvere. L’ultimo reclutamento di nuovi ispettori ha avuto un risultato fallimentare: molti vincitori non hanno preso servizio o lo hanno abbandonato dopo pochi mesi. Questo, spiegano i sindacati, per un’irrisolta questione salariale: “I lavoratori dell’ispettorato sono tra gli ispettori pubblici i meno pagati d’Italia“. Se a questo si aggiunge la pretesa disponibilità a prendere incarico fuori sede, magari in grandi città con costi di vita e alloggio incompatibili con lo stipendio, il gioco è fatto. “Perché per una professionalità spendibile sul mercato, come quella di un architetto o un ingegnere, dovrebbe essere appetibile un posto da ispettore con un salario basso e una destinazione fuori sede?”, domandano le rappresentanze sindacali. Così, dei 1149 posti per ispettori tecnici messi a bando per il reclutamento, solo 670 sono stati coperti, mentre per gli ispettori ordinari, su 2300 unità solo circa 1600 sono operativi e il resto viene impiegato per coprire le carenze nell’organico del personale amministrativo.

Non si tratta di novità. Lo ha detto anche il direttore dell’Inl, Paolo Pennesi, anche se più timidamente, ospite della web tv del marito della ministra Calderone, il presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro Rosario De Luca che nel corso della stessa messa in onda se l’è presa proprio coi sindacati. Gli stessi che da anni chiedono “i necessari investimenti pubblici per consentire la valorizzazione professionale dell’intero personale Inl impegnato ad assicurare concretamente servizi essenziali, a combattere l’illegalità e a garantire tutela dei diritti e sicurezza sui luoghi di lavoro”, come ricordano nella lettera a Calderone. E in vista del provvedimento che potrebbe approdare in Consiglio dei ministri lunedì 26 febbraio, “Le chiediamo nuovamente che vengano previste nuove assunzioni e che l’Inl sia autorizzato, per via normativa, a usare una quota del proprio importante avanzo di bilancio per investire adeguate risorse in favore del personale”. E concludono: “Al di là delle frasi di circostanza, che purtroppo continuiamo ad ascoltare dopo ogni tragedia, bisogna che il Governo si assuma una volta per tutte la responsabilità anche di investire su chi quotidianamente si batte in prima persona per tutelare il lavoro”.

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