Cinema

Stefano Accorsi e Micaela Ramazzotti a FqMagazine: “Quando ci si innamora veramente non si usano strategie, senti solo un’esplosione di felicità”

I due attori presentano la nuova serie tv Sky Original “Un amore”. È la storia di due ragazzini che si innamorano negli Anni 90 e che continuano a tenersi in contatto attraverso un intenso scambio epistolare 

di Andrea Conti

Una storia d’amore che resiste al tempo e alla distanza, ambientata fra Bologna e la Spagna e raccontata lungo due linee temporali distinte. È “Un amore” con Stefano Accorsi e Micaela Ramazzotti, la nuova serie Sky Original in esclusiva su Sky e in streaming solo su Now dal 16 febbraio. Al centro c’è la storia di Alessandro e Anna che, poco più che maggiorenni, si conoscono casualmente durante un viaggio Interrail in Spagna. È una calda estate di fine Anni 90 e i due si innamorano subito. Il destino che li ha uniti poi li separa, ma tra loro inizia un fitto scambio epistolare. Una bella serie intensa, ben narrata sia dal punto di vista della regia con Francesco Lagi che della sceneggiatura scritta da Enrico Audenino, Giordana Mari, Teresa Gelli, Francesco Lagi e Stefano Accorsi. Da tenere d’occhio i bravi e giovani Beatrice Fiorentini e Luca Santoro.

Quale messaggio vorreste che il pubblico recepisse dopo la visione di “Un amore”?
Stefano Accorsi: È stato complesso scrivere di un sentimento che in tanti conoscono e che viene vissuto diversamente da ognuno di noi. Quando riconosci l’amore è una esplosione e raccontare quella esplosione, dicendo ‘sono innamorato’, non basta mai.
Micaela Ramazzotti: Vorrei che si affezionassero ai personaggi, alle loro problematicità. Anc6he i momenti dove esplode l’amore c’è la felicità.

Un amore può realmente resistere nel tempo e sospeso anche se si hanno altre relazioni solide e durature negli anni?
Accorsi: Sì penso possa accadere o quantomeno, in questo caso specifico accade. Non tutti gli amori resistono, spesso si perdono perché sono semplicemente distanti. In questo caso abbiamo raccontato le mille sfaccettature di questo sentimento.
Ramazzotti: I protagonisti si sono conosciuti da ragazzini e si sono innamorati tantissimo. Si sono dovuti lasciare e hanno continuato ad alimentare il loro sentimento attraverso le lettere e il diario della vita. In qualche modo il sentimento e la parola scritta sono un intreccio indissolubile.

Ricordate e ci raccontate la vostra prima lettere d’amore o come avete comunicato con un amore lontano?
Ramazzotti: Ma io comunicavo col telefono, col vecchio telefono! (ride, ndr)
Accorsi: Non sono mai stato forte a scrivere le lettere, ci ho provato e facevo fatica. Per questo preferivo parlare, dire le cose faccia a faccia o al massimo al telefono.

Le generazioni di oggi sembrano preferire il cellulare per comunicare. Quanto questo limita la capacità di raccontarsi al proprio amore?
Ramazzotti: Ma questo ormai riguarda anche la nostra generazione. Ormai siamo legati a quell’oggetto che fa parte di noi. Sarebbe anche inutile limitarne l’uso ai nostri figli quando noi stessi siamo sempre al cellulare. Credo però che il telefonino sia diventato un contatto diretto con l’altra persona. Se andiamo a scorrere i messaggi sul cellulare c’è il racconto di quella relazione che sia vocale e scritto c’è il racconto delle varie persone con cui hai a che fare.
Accorsi: È vero anche che i ragazzi hanno questo loro modo di scrivere attraverso i social ed è un modo comunque per comunicare, anche se molte persone ancora oggi usano la parola scritta per dirsi qualcosa di profondo e importante.

Che consigli d’amore dareste ai vostri figli?
Ramazzotti: (ride, ndr) Ma già lo sanno che viene naturale innamorarsi soprattutto quando senti la felicità. Quando vivi il vero amore non utilizzi strategie, non hai paure.
Accorsi: Se mio figlio mi chiedesse un consiglio d’amore gli direi ‘Orlando, dobbiamo parlare’. Scherzi a parte, concordo sul fatto che per amare non ci vogliono strategie, perché se le usi allora vuol dire che già c’è qualcosa che non torna e forse non è nemmeno la persona giusta. Bisogna amarsi per quello che si è e deve avvenire in maniera semplice e naturale.

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