Prima dell’ennesimo vertice a Palazzo Chigi con il governo Meloni, dopo una serie di incontri interlocutori e senza risposte concrete, ora i sindacati Fim-Fiom-Uilm sulla vertenza ex Ilva chiedono certezze: “Quello che vogliamo ascoltare è la garanzia del governo sulla centralità occupazionale per i lavoratori di Taranto, di Genova, di Novi Ligure di Racconigi, di tutti gli stabilimenti perché quello che non può succedere è che qualcuno pensi che ci siano le condizioni per poter salvare gli amministratori delegati e la faccia del consiglio di amministrazione”, ha spiegato prima del vertice il segretario Fiom Michele De Palma. Perché, insiste, non è più possibile perdere tempo: ”L’incontro di oggi deve servire a fare una chiarezza col governo: ora tutti hanno scoperto che Mittal non faceva investimenti, non ci metteva un euro. Ora dunque anche se con ritardo il governo si assuma la responsabilità per dare continuità all’azienda e sicurezza a tutti i lavoratori di tutti gli impianti”, aggiunge.
Tradotto, le accuse incrociate tra governo e opposizioni, con il ministro Adolfo Urso che, senza indicare ancora soluzioni precise per l’ex Ilva, ha attaccato il governo Conte 2, poco interessano: ”Lo scaricabarile a cui stiamo assistendo in queste ore è esattamente il contrario di quello di cui noi avremmo bisogno. Quindi adesso sarebbe il caso che tutte le forze politiche ridessero dignità a questo paese attraverso la vicenda dell’Ilva confermando che senza l’industria siderurgica non è più un paese industriale”, ha continuato De Palma. Parole condivise anche da Roberto Benaglia, segretario generale della Fim-Cisl: “Ci aspettiamo che stasera non ci siano rimpalli di responsabilità. Si deve costruire una soluzione e le condizioni per mantenere la continuità aziendale. Non possiamo sentirci dire ‘vi faremo sapere’. L’ipotesi urgente ora è dare continuità aziendale e mettere in sicurezza la gestione”.
Mittal ha gettato la maschera, o meglio gliela abbiamo fatto buttare noi”, ha aggiunto il leader della Uilm, Rocco Palombella, entrando a Palazzo Chigi. “Ora il governo ci dica come intende procedere per acquisire, gestire e ricapitalizzare l’azienda che, nonostante tutto, è ancora appetibile e può essere acquistata. Ci deve dire come intende esercitare un suo diritto, cioè convertire i 680 milioni in aumento di capitale e avere la maggioranza. E poi – ha concluso – se come immaginiamo non ci sarà altra possibilità, l’esecutivo dovrà mettere le risorse economiche, nominare immediatamente un amministratore delegato”.
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