Mandate rapidamente in soffitta le ipotesi di piena dollarizzazione e di soppressione della banca centrale, il neo presidente argentino Javier Milei ha adottato i suoi primi provvedimenti economici. Il rapporto peso-dollaro è stato dimezzato ed è ora di 800 peso per ogni biglietto verde. Una svalutazione che che la banca centrale si adopererà per aumentare in futuro, con ulteriori riduzioni del valore relativo della moneta nazionale del 2% al mese. Sono stati poi annunciati forti riduzioni della spesa pubblica e dei sussidi, con l’intenzione di raggiungere, già l’anno prossimo, un avanzo primario, ossia una differenza tra entrate e spese pubbliche positiva, prima che vengano pagati gli interessi sui titoli di Stato. Primi applausi da parte del Fondo monetario internazionale che in Argentina “vanta” una lunga tradizione di disastri con le sue ricette di austerità sfrenata ma che tuttora è giudice ultimo sulle scelte di politica economica e riforme in quanto erogatore dei prestiti che tengono a galla Buenos Aires. Non stupisce: il Milei pensiero è una sorta di vecchio Washington consensus agli steroidi.

“Non ci sono soldi” ha annunciato Milei nel giorno del suo insediamento. Poche ore dopo ha varato una modifica alle norme sul nepotismo per poter nominare sua sorella nel ruolo di segretaria generale all Presidenza. “Non ci sono soldi” è lo slogano ripetuto anche dal nuovo ministro dell’Economia Luis Caputo nel suo discorso televisivo di esordio. Il ministro ha quindi affermato che l’Argentina è finita in una situazione economica terribile a causa della sua cronica dipendenza dal debito. L’unica medicina che possa funzionare, ha spiegato, è una terapia choc. Della cura fanno parte 10 interventi, oltre alla svalutazione tante misure di austerità tra cui il dimezzamento del numero dei ministeri (da 18 a 9), il taglio dei trasferimenti alle province, privatizzazioni, sospensione di lavori pubblici e riduzione dei sussidi.

Spariscono tutti i ministeri che si occupano della società (tra cui Istruzione, Salute, Lavoro e Affari Sociali, Cultura, Ambiente) e rimangono quelli che tutelano individuo e proprietà privata (Economia, Infrastrutture, Interni, Giustizia, Sicurezza, Difesa, Esteri e Capitale Umano). Del resto il nuovo presidente, che si ispira a dottrine anarco capitaliste, ha già lasciato intendere di voler superare la gratuità dell’istruzione superiore e della sanità. Nessuno dei provvedimenti annunciati sinora sembra avere un qualche impatto sulle fasce più abbienti della popolazione o sulle imprese. Lo sforzo verso il risanamento sarà tutto a carico di classe media e fasce della popolazione più disagiate. Non è un caso che ai mercati la cura Milei, per ora, piaccia. I profitti aziendali e le grandi ricchezze (spesso portate fuori dal paese) sono più al sicuro di prima e le annunciate privatizzazioni promettono buoni affari agli investitori privati. Dalla vittoria di Milei l’indice della borsa di Buenos Aires ha quasi raddoppiato il suo valore.

Emergono però alcuni dubbi sulla fattibilità delle politiche prospettate. Qualcuno le vede come misure potenzialmente efficaci ma scoordinate e non parti di un piano più completo e strutturato. Tagliare i finanziamenti alle province se queste poi non riducono le spese significa solo spostare il deficit ad un altro livello della catena della spesa pubblica, nota un’economista di Bloomberg. La banca centrale intanto ha anche affermato che continuerà a finanziare il deficit fiscale del governo mentre cerca altre opzioni di finanziamento sui mercati. L’Argentina chiederà al Fondo monetario internazionale di rinunciare al prossimo rimborso del debito in agenda. “Il governo farà gli sforzi necessari per ristabilire l’accordo firmato con il Fmi, portando avanti ulteriori negoziati per migliorare le attuali condizioni di finanziamento”, ha scritto la banca nella nota.

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