Neppure il tempo di partire ed è già retromarcia, o almeno così pare. Per di più sul punto forse maggiormente qualificante del programma di Javier Milei, neo eletto presidente argentino, che ha puntato forte sulla dollarizzazione del paese, in sostanza l’uso del dollaro come moneta nazionale al posto del sofferente peso. Stando a quanto scrive il quotidiano britannico Financial Times l’economista ed ex banchiere Emilio Ocampo ha rifiutato l’incarico di governatore della banca centrale propostogli da Milei a causa delle differenze che stanno emergendo con il presidente. Ed Ocampo è l’ideologo della dollarizzazione, estensore del progetto su cui si era basato il programma elettorale del neo eletto. Tuttavia una fonte vicina a Ocampo ha confermato che non accetterà più l’incarico. “L’unico motivo per cui Ocampo era alla banca centrale era quello di dollarizzare”, ha detto la fonte. Per ora il neo presidente non ha indicato una possibile scelta alternativa per la guida della banca centrale ma i media argentini scommettono sul fisico matematico con una carriera della finanza Demian Reidel, un “ex” di Mauricio Macri.

Milei, ricorda il Financial Times, aveva affermato durante la campagna elettorale che Ocampo sarebbe stato a capo della banca centrale con la missione di chiuderla, aggiungendo che la dollarizzazione dell’economia e la chiusura della banca “non erano negoziabili”. Quest’ultimo punto ribadito oggi ma di improbabile attuazione se si continua a disporre di una moneta nazionale.

Mercoledì scorso Milei ha invece lodato l’ex presidente della banca centrale Luis Caputo , riconoscendo che avrebbe le competenze per essere il prossimo ministro dell’Economia del governo. Caputo è stato anche ministro delle Finanze all’inizio del governo dell’ex presidente Macri, quando ha rinegoziato un accordo con gli obbligazionisti resistenti per circa 16,5 miliardi di dollari per il ritorno sui mercati internazionali. Il dollaro viene attualmente scambiato a circa 1.020 pesos sul mercato nero, quasi il triplo del tasso ufficiale di 364 per un dollaro. L’estrema difficoltà pratica di attuare un piano di dollarizzazione è stata evidenziata, in un’intervista a Ilfattoquotidiano.it, dall’economista argentino Mariano Féliz che, tra le altre cose, ha sipegato come il paese non disponga di una sufficiente quantità di valuta statunitense.

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