Rate dei mutui sempre più pesanti e conti corrente che si svuotano. Sono le ultime, desolanti, notizie che giungono dalle statistiche di Banca d’Italia. In ottobre i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (tasso annuale effettivo globale, Taeg) sono saliti al 4,72% dal 4,65% di settembre. In lieve calo invece il Taeg sulle nuove erogazioni di credito al consumo che si è collocato, sempre in ottobre, al 10,46% dal 10,52 nel mese precedente. L’incremento del costo dei mutui riflette l’aumento dei tassi deciso dalla Bce a settembre, quando il costo del denaro è salito dal 4,25 al 4,5%. Si è trattato dell’ultimo aumento da parte della banca centrale, nelle riunioni successive il tasso è rimasto fermo e così dovrebbe essere anche nella riunione di giovedì prossimo, sebbene non manchino inguaribili ottimisti che scommettono su un primo ribasso. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,92 per cento (0,86 nel mese precedente).Si conferma dunque l’estenuante lentezza con cui le banche stanno trasferendo ai depositanti i benefici del rialzo dei tassi, a tutto beneficio dei loro bilanci che, infatti, nel 2023 registreranno profitti record.
Il livello raggiunto dai tassi sui mutui “è un record. Bisogna arrivare al gennaio del 2009, in piena crisi, per trovare un Taeg maggiore, pari a 4,91 (4,9077)”. È il calcolo dell’Unione nazionale consumatori che si augura che la Bce “non debba fare ulteriori aumenti dei tassi di riferimento e che, anzi, ci siano le condizioni, come alcuni analisti prevedono, per un taglio dei tassi nel 2024”. Il presidente Massimo Dona sottolinea che “Considerando l’importo e la durata media di un mutuo, un balzo dei tassi così consistente significa che la rata, per chi ha sottoscritto ora un mutuo a tasso variabile, cresce, rispetto a un anno fa, da 671 a 784 euro, con un rincaro pari a 113 euro al mese. Una stangata annua pari a 1.356 euro. Rispetto a due anni fa la rata passa da 571 a 784, con un incremento di 213 euro al mese, pari a 2556 euro all’anno”.
Non stupisce che, come emerge da un’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research, a causa dell’aumento dei tassi quasi 200mila famiglie italiane con mutuo a tasso variabile non sono riuscite a rimborsare una o più rate nell’ultimo anno. Il dato va letto alla luce degli aumenti che hanno colpito i mutui variabili; considerando un finanziamento medio – si spiega – da gennaio 2022 ad oggi le rate sono cresciute fino al 65%, con un aggravio complessivo di oltre 3.100 euro.
Banca d’Italia fa sapere inoltre che i depositi del settore privato sono diminuiti del 5% sui dodici mesi (-3,5% in settembre); la raccolta obbligazionaria (ossia i bond delle stesse banche piazzati sul mercato) è aumentata del 18%. Infine i prestiti al settore privato sono diminuiti del 3,2%, un datoc he segna una lieve frenata della flessione rispetto al mese precedente (- 3,6%). L’andamento è diversificato tra famiglie e imprese: i prestiti alle famiglie si sono ridotti dell’1,1% mentre quelli alle imprese sono scesi di ben il 5,5%.