L’agenzia Dbrs Morningstar ha confermato il rating BBB attribuito all’Italia, con prospettive stabili, per via “di rischi che restano equilibrati”. L’agenzia osserva come il “supporto derivante dall’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia nei prossimi anni mitigherà probabilmente il rallentamento economico legato principalmente all’inasprimento della politica monetaria“. Il rapporto debito pubblico/Pil è sceso di circa 13 punti percentuali, passando da un picco del 154,9% del Pil nel 2020 al 141,7% nel 2022, e si prevede un ulteriore calo al 140,2% entro la fine di quest’anno, visto che gli ultimi mesi sono stati “significativamente migliori del previsto”.

Tuttavia, continua Dbrs, “il futuro miglioramento della traiettoria del debito sarà probabilmente limitato dall’impatto negativo” dei crediti d’imposta legati al Superbonus. L’agenzia segnala che il governo Meloni “sta pianificando un modesto allentamento fiscale estendendo i tagli fiscali che probabilmente continueranno oltre il 2024 e potrebbero non essere compensati” da altre misure, “insieme a una crescita del pil più debole e ad alti costi degli interessi”. In questo contesto, “una strategia fiscale a medio termine che mantenga il rapporto debito pubblico su una traiettoria discendente è fondamentale per preservare la fiducia degli investitori nel medio termine”. Alla luce della graduale riduzione delle consistenze di debito pubblico italiano detenuto dalla Bce e dell’aumento dell’emissione di debito, “la domanda di sostegno per il debito italiano da parte delle famiglie italiane dovrebbe contenere l’aumento dei rendimenti sovrani”.

Ma Dbrs Morningstar non esclude la possibilità che la Commissione europea decida di aprire una procedura per deficit eccessivo contro l’Italia nel 2024 anche se “il track record del governo italiano su una traiettoria fiscale prudente e il rispetto delle regole fiscali dell’Ue rassicurano” sulle prospettive dei conti pubblici italiani. Anche perché l’Italia “sembra impegnata a ridurre significativamente il deficit strutturale e a limitare la crescita della spesa primaria netta in futuro”.

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